Israele e Gaza, qui la terra sta già morendo – Israel and Gaza, where the land is already dying

(Marzia Giglioli) 

Israele e Palestina, la terra contesa sta già  morendo. Per il climate change è uno dei luoghi più a rischio del pianeta e il conflitto ne accelera la fine. Riflessioni su una guerra parallela 
La tragedia di questi giorni su quella striscia di terra che si chiama Gaza ha anche un altro volto che, da anni, prelude alla distruzione reciproca  per motivi ambientali. È  un aspetto poco noto che si nasconde dietro questa guerra permanente e che toglie speranza al futuro di due popoli condannati dall’odio.
Sia Israele che la Palestina sorgono su un territorio considerato  uno dei punti a più  alto rischio climatico del pianeta  e dove, tra pochi anni,  probabilmente non si potrà  più vivere per l’innalzamento delle temperature e per l’aria sempre più irrespirabile dovuta all’inquinamento legato anche all’alta concentrazione della popolazione che vive nella Striscia di Gaza.
Così  avvertono le persone che hanno fondato un movimento composto da israeliani e palestinesi che, al di là  del loro schieramento e del loro credo politico, esaminiamo sulle pagine di The Global Eye per guardare con gli occhi della complessità  ad un conflitto che  porta con sé, oltre alla guerra, altre distruzioni progressive degli uni verso gli altri.
Dopo aver registrato quest’anno l’estate più calda di sempre, sembra che non ci sia modo di districare queste tragedie parallele di guerra e clima. Gli esperti fanno sapere che le piogge nei Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa sono diminuite di oltre l’8%  e che sia gli israeliani che i palestinesi farebbero fatica ad adattarsi a vivere in futuro  in queste terre,  anche se facessero la pace.
Intanto si sta accelerando l ‘invivibilita’ di quest’area  avvicinandone la fine, mentre le temperature stanno aumentando quasi due volte più velocemente della media globale. Lo scorso anno, un gruppo internazionale di scienziati ha previsto che aumenteranno di 0,81 gradi ogni decennio.
Gli ecosistemi non sono vincolati ai confini e sono più  potenti delle armi e delle contese politiche. Il controllo israeliano delle risorse idriche in Cisgiordania ha contribuito a creare un enorme problema igienico-sanitario che rappresenta una minaccia immediata e terribile per i palestinesi ma anche per gli israeliani, poiché i liquami non trattati fluiscono da Gaza nel Mar Mediterraneo. Alcune comunità che vivono in Cisgiordania si guadagnano da vivere bruciando rifiuti elettronici importati da Israele, ma il fumo cancerogeno sta causando problemi di salute su entrambi i lati del confine.

Negli ultimi anni, i gruppi ambientalisti internazionali hanno denunciato  le condizioni in Palestina non solo come una questione di diritti umani ma anche come questione ambientale.

Prendiamo spunto anche  dall’allarme di One Climate (un gruppo israelo-palestinese fondato per attirare l’attenzione sugli impatti ecologici della crisi) per riflettere su questa lenta distruzione reciproca che coinvolge cielo, aria e terra.

Intanto non sembra  ci sia modo di districare queste tragedie parallele di guerra e clima ma, se ne volessimo trarre il nesso simbolico,  non se ne potrebbe trovare uno migliore per dimostrare l’inutilità della guerra  e quella di un conflitto senza futuro.

(English version)

Israel and Palestine, the disputed land is already dying. Due to climate change, it is one of the most endangered places on the planet and the conflict is hastening its demise. Reflections on a parallel war

The tragedy of these days on that strip of land called Gaza also has another face that has been preluding mutual destruction for years for environmental reasons. It is a little-known aspect that hides behind this permanent war and takes away hope for the future of two peoples condemned by hatred.

Both Israel and Palestine are located in an area considered to be one of the most climatically dangerous places on the planet and where, in a few years’ time, it will probably no longer be possible to live due to rising temperatures and increasingly unbreathable air due to pollution also linked to the high concentration of the population living in the Gaza Strip.

So warn the people who have founded a movement composed of Israelis and Palestinians who, beyond their political alignments and beliefs, we examine on the pages of The Global Eye to look with the eyes of complexity at a conflict that brings with it, in addition to war, other progressive destructions of one towards the other.

After recording the hottest summer ever this year, there seems to be no way to untangle these parallel tragedies of war and climate. Experts report that rainfall in the countries of the Middle East and North Africa has decreased by more than 8%  snd that both Israelis and Palestinians would find it hard to adapt to living in these lands in the future, even if they made peace.

Meanwhile, the unlivability of this area is accelerating, bringing its end closer, while temperatures are rising almost twice as fast as the global average. Last year, an international group of scientists predicted that they will increase by 0.81 degrees per decade.

Ecosystems are not bound by borders and are more powerful than weapons and political disputes. Israeli control of water resources in the West Bank has contributed to a huge sanitation problem that poses an immediate and dire threat to Palestinians but also to Israelis, as untreated sewage flows from Gaza into the Mediterranean Sea. Some communities in the West Bank make a living by burning electronic waste imported from Israel, but the carcinogenic smoke is causing phealth problems on both sides of the border.

In recent years, international environmental groups have denounced the conditions in Palestine not only as a human rights issue but also as an environmental issue.

We also take the warning from One Climate (an Israeli-Palestinian group founded to draw attention to the ecological impacts of the crisis) to reflect on this slow mutual destruction involving sky, air and earth.

In the meantime, there seems to be no way to untangle these parallel tragedies of war and climate, but if we wanted to draw the symbolic link, we could not find a better one to demonstrate the futility of war and that of a conflict with no future.

(riproduzione autorizzata citando la fonte, The Global Eye, www.theglobaleye.it) 

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