La ‘mission’ di The Global Eye è di ricercare nella sostenibilità sistemica. Siamo immersi in un cambio di era e solo il paradigma complessità può aiutarci a navigare in un terzo millennio sospeso tra un ordine globale che non c’è più e un altro in formazione. L’interregno strategico sembra essere la caratteristica del nostro tempo.
Qui si propone un metodo complesso, nello spirito del lavoro dell’intellettuale francese Edgar Morin. Metodo significa cammino, cantiere, esperienza: metodo significa lavorare a ri-congiungere ciò che è disperso, a immaginare futuri, ad attraversare l’oltre che è già parte del nostro presente.
Con metodo, dunque, ci addentriamo – per quanto possibile e con l’umiltà di chi vuole imparare – nelle dinamiche storiche che ci riguardano e che, cammin facendo, mai ci sono estranee e mai sono separate l’una dall’altra.
Lavoriamo nella sostenibilità sistemica con l’occhio di un think tank informale. La realtà ci vincola a essere ‘teoricamente pragmatici’, a immaginare scenari alternativi di convivenza e di governo che siano percorsi dal pensiero complesso. Individuiamo alcuni temi prioritari che affronteremo nel senso dell’inter-in-dipendenza perché nessuno di essi è separato dagli altri e perché nessuno di essi può essere compreso, analizzato e governato se non nella logica del mosaico e considerando le relazioni profonde e permanenti: i dialoghi geostrategici al tempo del mondo multipolare (globalizzazione in progress tra competizione e cooperazione, negoziati diplomatici e pace, nuove forme della guerra) e la riconfigurazione dei rapporti di potere; la persistenza del ‘male banale’; i cambiamenti climatici (impatto e azione); la sfida dello sviluppo sostenibile e gli SDGs; le disuguaglianze in ambiti sensibili come l’accesso alla salute e all’istruzione; l’etica delle tecnologie ‘disruptive’, in particolare dell’intelligenza artificiale; le questioni di genere; le complessità dei mondi post-colonial; l’evoluzione-involuzione dei sistemi democratici (con particolare attenzione al tema della rappresentanza); il rapporto tra Stato e Mercato; il futuro del lavoro; il futuro delle città; tattiche e strategie di una ‘complex intelligence’.
Con creatività, consideriamo anche i linguaggi dell’arte e dell’architettura come possibilità di cogliere i nessi inseparabili della realtà complessa.
Per lavorare nel profondo dei temi sopra descritti, abbiamo tre strumenti:
- il geostrategic magazine che raccoglie, rielabora e rilancia analisi tratte dai principali think tank a livello internazionale;
- Global Eye on … (redazione complessa), agili e originali contributi di lettura e di analisi;
- le interviste con esperti e personalità
Perché ?
Abbiamo la responsabilità, anzitutto culturale e con approccio critico e mai antagonistico, di contribuire a costruire un ambiente geostrategico che, dall’alto e nel profondo, tenda alla sostenibilità sistemica del mondo e dei mondi e alla formazione dinamica di un destino planetario: ciò è possibile solo attraverso la diffusione e l’utilizzo del ‘paradigma complessità’, l’unico in grado di permettere l’elaborazione e l’espressione di un ‘giudizio storico’ realistico nelle storie che ritornano nel futuro già presente.
(English version)
The ‘mission’ of The Global Eye is to search for systemic sustainability. We are immersed in a change of era and only the complexity paradigm can help us navigate a third millennium suspended between a global order that no longer exists and another in the making. Strategic interregnum seems to be the characteristic of our time.
A complex method is proposed here, in the spirit of the work of the French intellectual Edgar Morin. Method means walking, building site, experience: method means working to reunite what is dispersed, to imagine futures, to cross the beyond that is already part of our present.
With method, then, we delve – as far as possible and with the humility of who wants to learn – into the historical dynamics that affect us and which, as we go along, are never foreign to us and never separate from one another.
We work in systemic sustainability with the eye of an informal think tank. Reality constrains us to be ‘theoretically pragmatic’, to imagine alternative scenarios of coexistence and governance that are driven by complex thinking. We identify a few priority themes that we will address in the sense of inter-in-dependence because none of them is separate from the others and because none of them can be understood, analysed and governed if not in the logic of the mosaic and considering deep and permanent relationships: geostrategic dialogues at the time of the multipolar world (globalisation in progress between competition and cooperation, diplomatic negotiations and peace, new forms of war) and the reconfiguration of power relations; the persistence of the ‘banal evil’; climate change (impact and action); the challenge of sustainable development and the SDGs; inequalities in sensitive areas such as access to health and education; the ethics of ‘disruptive’ technologies, in particular artificial intelligence; gender issues; the complexities of post-colonial worlds; the evolution-involution of democratic systems (with a focus on representation); the relationship between State and Market; the future of work; the future of cities; tactics and strategies of ‘complex intelligence’.
With creativity, we also consider the languages of art and architecture as possibilities for grasping the inseparable links of complex reality.
To work in the depths of the themes described above, we have three tools:
- the geostrategic magazine which collects, reworks and relaunches analyses from leading international think tanks;
- Global Eye on … (complex editorial staff), agile and original reading and analysis contributions;
- interviews with experts and personalities
Why?
We have a responsibility, first and foremost cultural and with a critical and never antagonistic approach, to contribute to building a geostrategic environment that, from above and deep within, tends towards the systemic sustainability of the world and worlds and the dynamic formation of a planetary destiny: this is only possible through the dissemination and use of the ‘complexity paradigm’, the only one capable of allowing the elaboration and expression of a realistic ‘historical judgement’ in the stories that return in the future already present.