(Carlo Rebecchi)
Medio Oriente, il G7 cerca di contribuire alla fine della guerra Israele – Hamas
Le grandi potenze occidentali del G7 stanno lavorando “con Israele” per una fine “in tempi rapidi” della “fase militare” della guerra che Israele sta portando avanti da quasi tre mesi a Gaza contro Hamas come risposta all’attacco del 7 ottobre scorso. Lo ha detto il ministro degli esteri Italiano Antonio Tajani dopo aver parlato oggi della questione con ill titolare del Foreign Office, il britannico David Cameron, e con la Ministra degli Esteri francese Catherine Colonna. Tajani ha precisato di aver già avuto su questo tema un colloquio con il Segretario di Stato USA Antony Blinken e di avere in programma nelle prossime ore analoghe telefonate con gli altri colleghi del G7.
Obiettivo “assoluto” del G7, di cui l’Italia ha dal primo gennaio la presidenza di turno, è – ha affermato Tajani – di contribuire a fermare la guerra con il suo altissimo numero di vittime palestinesi.
L’impegno dei Paesi del G7 è di spingere Israele a mettere fine alla offensiva militare, cosa che, secondo fonti militari israeliane, sarebbe prossima. E’ evidente che, sentendosi sostenuto da un grande numero di Paesi amici, Israele possa sentirsi più sicuro e rendere più rapido l’abbandono della soluzione solamente militare. D’altra parte, la piena e dichiarata solidarietà del G7 è destinata anche a tranquillizzare Israele sul piano economico, dato che i costi diretti e indiretti della guerra si stanno rivelando altissimi.
L’Italia, sempre secondo il Ministro degli Esteri, intende coordinare il lavoro del G7 per rilanciare una prospettiva di negoziato che consenta di realizzare il vecchio progetto dei “due Popoli due Stati”. Un obiettivo “difficile ma che non ha alternative” ha detto Tajani. E non è l’unico problema: un altro sarà la collocazione degli abitanti di Gaza quando taceranno le armi, a proposito del quale Blinken ha definito “irresponsabili” coloro che pensano che potrebbero non tornare nelle loro case.
La situazione non potrebbe insomma essere più complessa, anche perché più la guerra si prolunga più il pericolo diventa grande e il conflitto, ora limitato a Gaza, potrebbe estendersi, viste le turbolenze in atto al confine tra Israele e il Libano, dove le tensioni con Hezbollah sono sempre più vive, e nel Mar Rosso le continue provocazioni degli Houthi filo-iraniani rappresentano un altro focolaio. Non a caso il Segretario di Stato Blinken non ha nascosto di temere una “metastasizzazione” della situazione
(English version)
Middle East, the G7 tries to contribute to the end of the Israel – Hamas war
The great Western powers of the G7 are working “with Israel” for a “quick” end to the “military phase” of the war that Israel has been waging for almost three months in Gaza against Hamas as a response to the attack of 7 October. This was said by Italian Foreign Minister Antonio Tajani after speaking on the issue today with the head of the Foreign Office, the British David Cameron, and with the French Foreign Minister Catherine Colonna. Tajani specified that he has already had a conversation on this topic with US Secretary of State Antony Blinken and that he has similar phone calls with other G7 colleagues scheduled in the next few hours. The “absolute” objective of the G7, of which Italy has held the rotating presidency since January 1st, is – said Tajani – to help stop the war with its very high number of Palestinian victims. The commitment of the G7 countries is to push Israel to put an end to the military offensive, which, according to Israeli military sources, is imminent. It is clear that, feeling supported by a large number of friendly countries, Israel can feel more secure and speed up the abandonment of the purely military solution. On the other hand, the full and declared solidarity of the G7 is also destined to reassure Israel on an economic level, given that the direct and indirect costs of the war are proving to be very high. Italy, again according to the Foreign Minister, intends to coordinate the work of the G7 to relaunch a negotiation perspective that allows the old project of “two peoples, two states” to be realized. A “difficult goal but one that has no alternatives” said Tajani. And that’s not the only problem: another will be the whereabouts of Gazans when the guns fall silent, about which Blinken called “irresponsible” those who think they might not return to their homes. In short, the situation could not be more complex, also because the longer the war prolongs, the greater the danger becomes and the conflict, now limited to Gaza, could spread, given the ongoing turbulence on the border between Israel and Lebanon, where tensions with Hezbollah is increasingly alive, and in the Red Sea the continuous provocations of the pro-Iranian Houthis represent another hotbed. It is no coincidence that Secretary of State Blinken has made no secret of his fear of a “metastasisation” of the situation
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