Mediazione come essenza della politica / Mediation as the essence of politics

(Marco Emanuele)

La nota di Carlo Rebecchi dell’ 8 gennaio pone in evidenza il tema della mediazione in occasione dell’avvio del G7 a Presidenza italiana. Nella nostra ricerca complessa, tale tema è decisivo nella necessità di elaborare visioni storiche realistiche.

La capacità di mediazione è l’essenza della politica. Ciò vale in tutti gli ambiti, particolarmente guardando ai campi più sensibili che oggi caratterizzano il dibattito pubblico ‘glocale’: le prospettive delle guerre nell’arena planetaria; la comprensione e il governo di conflitti sociali sempre più diffusi, radicalizzati e profondi; la corsa della rivoluzione tecnologica (in particolare, dell’intelligenza artificiale); la transizione energetica nelle politiche per il clima. Si tratta di ambiti di azione che non possono essere percorsi e affrontati separatamente.

Mano a mano che andiamo avanti, la mediazione diventa sempre più difficile. Meno prendiamo atto dell’intreccio delle sfide (la loro complessità) più siamo tentati di lavorare in una logica di separazione, privilegiando una parte o l’altra a seconda delle convenienze del momento storico o in logica di consenso politico. Eppure, trovandoci nell’inter-in-dipendenza (profondamente vincolati), tale approccio è fallimentare perché è a-politico.

Mediare, in sostanza, non è una delle scelte possibili ma è l’unica scelta possibile. Se, pragmaticamente, molte volte manca la volontà delle parti, la prospettiva che proponiamo è di lavorare per costruire una ‘cultura della mediazione per la decisione geostrategica’: occorre farlo a tutti i livelli dell’educazione e della formazione, secondo transdisciplinarità e con pensiero complesso, perché il mondo che viviamo non può più essere governato secondo la logica del laissez faire o del fragile compromesso.

Gli ambiti sensibili che abbiamo elencato prima mostrano come, senza mediazione, sarà impossibile tendere alla sostenibilità sistemica del mondo e dei mondi. Se gli ultimi tre decenni sono stati caratterizzati dall’illusione che la mediazione politica fosse uno strumento ‘vintage’ e relegabile nel Museo della Storia, la realtà che ci troviamo a vivere mostra l’urgenza di cambiare via. Proprio attraverso la mediazione.

(English version)

Carlo Rebecchi’s note dated 8 January highlights the theme of mediation on the occasion of the start of the G7 Italian Presidency. In our complex research, this theme is decisive in the need to develop realistic historical visions.

The capacity for mediation is the essence of politics. This applies in all areas, particularly looking at the most sensitive fields that today characterize the ‘glocal’ public debate: the prospects of wars in the planetary arena; the understanding and governance of increasingly widespread, radicalized and profound social conflicts; the rush of the technological revolution (in particular, artificial intelligence); the energy transition in climate policies. These are areas of action that cannot be explored and addressed separately.

As we move forward, mediation becomes more and more difficult. The less we take note of the interweaving of challenges (their complexity), the more we are tempted to work in a logic of separation, privileging one side or the other depending on the convenience of the historical moment or in the logic of political consensus. Yet, finding ourselves in inter-in-dependence (deeply bound), this approach is a failure because it is a-political.

Mediation, in essence, is not one of the possible choices but it is the only possible choice. If, pragmatically, the will of the parties is often lacking, the perspective we propose is to work to build a ‘culture of mediation for geostrategic decisions’: this must be done at all levels of education and training, according to transdisciplinarity and with complex thinking, because the world we live in can no longer be governed according to the logic of laissez faire or with fragile compromise.

The sensitive areas we listed above show how, without mediation, it will be impossible to aim for the systemic sustainability of the world and worlds. If the last three decades have been characterized by the illusion that political mediation was a ‘vintage’ tool that could be relegated to the Museum of History, the reality we find ourselves living in shows the urgency of changing direction. Precisely through mediation.

(riproduzione autorizzata citando la fonte – reproduction authorized citing the source)

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