(Marzia Giglioli)
Il 2023 si chiude all’insegna della sindrome Oppenheimer. L’IA e la sua next generation.
Le narrazioni servono più di tante analisi. Il regista Christopher Nolan non avrebbe certo immaginato che, presentando quest’anno il suo film sulla vita di Oppenheimer, avrebbe anche raccontato, oltre alla sindrome del padre della bomba atomica, quella di chi teme l’uso insensato dell’intelligenza artificiale.
Il 2023 si chiude all’insegna dell’IA con tutti gli scenari di cambiamento che si sono innescati in una manciata di mesi e che stanno condizionando la nostra storia quoditdiana. Nulla sarà come prima e nessuno davvero si azzarda a delineare i confini tra il bene e il male dell’IA. Perché, semplicemente, non è possibile.
J. Robert Oppenheimer, che ebbe un ruolo essenziale nel Progetto Manhattan, cercò di mettere n guardia rispetto alle sue intuizioni. Oggi in molti vedono il buio oltre la rivoluzione digitale.
Mentre il film di Nolan arrivava nei cinema, a Washington il dibattito su come sviluppare l’intelligenza artificiale in modo sicuro e responsabile raggiungeva il culmine. In molti, alla Casa Bianca, hanno ricordato l’iimpegno di Oppenheimer e ne hanno fatto la nuova bandiera per affermare che il dibattito sulla tecnologia non può prescindere dal valutarne responsabilmente i rischi.
A novembre, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto – nel corso della Conferenza internazionale organizzata nel Regno Unito, una ‘risposta unitaria, durevole e globale’ ai rischi posti dal rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale. Durante i lavori del Summit che si è tenuto a Bletchley Park, Guterres ha affermato anche che ‘i modelli dell’intelligenza artificiale dovrebbero rispettare la carta delle Nazioni Unite e la dichiarazione universale dei diritti umani’.
Per la prima volta, quest’anno, un centinaio di esperti, dirigenti d’azienda e leader politici, hanno discusso per due giorni dei rischi legati all’IA. Le principali potenze mondiali, tra cui Cina, Stati Uniti e Unione Europea, si sono messe d’accordo sulla necessità di una ‘responsabilità condivisa’.
Poi la svolta storica a dicembre: con l’AI Act l’Europa approva il primo insieme di regole al mondo sull’intelligenza artificiale.
Ma la strada è tutta da percorrere e la posta in gioco è moralmente complessa.
(English version)
2023 ends under the banner of Oppenheimer syndrome. AI and its next generation.
Narratives serve more than many analyses. Christopher Nolan certainly would not have imagined that, by presenting his film on Oppenheimer’s life this year, he would also tell, in addition to the syndrome of the father of the atomic bomb, that of those who fear the senseless use of artificial intelligence.
2023 ends under the banner of AI with all the change scenarios that have been triggered in a handful of months and which are influencing our daily history. Nothing will be as before and no one really dares to delineate the boundaries between the good and evil of AI. Because it’s simply not possible.
J. Robert Oppenheimer, who played an essential role in the Manhattan Project, tried to warn against his intuitions. Today many see the darkness beyond the digital revolution.
As Nolan’s film hit theaters, the debate in Washington over how to develop artificial intelligence safely and responsibly reached a fever pitch. Many in the White House remembered Oppenheimer’s commitment and made it the new flag to affirm that the debate on technology cannot ignore the responsible assessment of its risks.
In November, the United Nations Secretary General, Antonio Guterres, called for a ‘united, sustainable and global response’ to the risks posed by the rapid development of artificial intelligence at an international conference in the United Kingdom. During the work of the Summit held in Bletchley Park, Guterres also stated that ‘artificial intelligence models should respect the United Nations Charter and the Universal Declaration of Human Rights’.
For the first time this year, around a hundred experts, business executives and political leaders discussed the risks associated with AI for two days. Major world powers, including China, the United States and the European Union, have agreed on the need for ‘shared responsibility’.
Then the historic turning point in December: with the AI Act, Europe approves the first set of rules in the world on artificial intelligence.
But there is still a long way to go and the stakes are morally complex.
(riproduzione autorizzata citando la fonte – reproduction authorized citing the source)