(Marzia Giglioli)
Sam Altman, il padre di ChaptGPT, ha ora un’altra grande ambizione: raccogliere trilioni di dollari per rimodellare l’industria globale dei semiconduttori.
Come si legge sul sito Dow Jones, l’amministratore delegato di OpenAI è in trattative con investitori, incluso il governo degli Emirati Arabi Uniti, per raccogliere fondi per una iniziativa tecnologica che aumenterebbe la capacità mondiale di costruzione di chip, espandendo la sua capacità di alimentare l’intelligenza artificiale. Il progetto potrebbe richiedere la raccolta di un importo compreso tra 5 e 7 trilioni di dollari.
I.piani di raccolta fondi mirano, come notano gli analisti Dow Jones, a risolvere i vincoli alla crescita di OpenAI, per vincere la scarsità dei costosi chip necessari per addestrare grandi modelli linguistici necessari ai sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT. Altman si è spesso lamentato del fatto che non ci sono abbastanza chip di questo tipo, noti come unità di elaborazione grafica o GPU, per alimentare la ricerca di OpenAI verso l’intelligenza artificiale generale, che definisce come sistemi ampiamente più intelligenti degli esseri umani.
Una tale somma di investimenti farebbe impallidire le attuali dimensioni dell’industria globale dei semiconduttori. Lo scorso anno le vendite globali di chip sono state di 527 miliardi di dollari e si prevede che aumenteranno fino a 1.000 miliardi di dollari all’anno entro il 2030. Le vendite globali di apparecchiature per la produzione di semiconduttori – i costosi macchinari necessari per gestire le fabbriche di chip – lo scorso anno sono state di 100 miliardi di dollari (fonte: Dow Jones).
La guerra dei chip è sfrenata. La scorsa settimana Nvidia ha superato Amazon in termini di capitalizzazione, segno di quanto sia forte la domanda di chip legata soprattutto all’intelligenza artificiale e all’appetito degli investitori che guardano alle aziende che producono semiconduttori.
La Borsa intanto continua a segnalare l’alto tasso di avidità del mercato. La finanza viene trascinata dall’onda delle Big Tech. Realtà economiche (legate a singoli soggetti produttivi) di così grandi dimensioni non si erano mai viste. Ed il loro volume sorpassa i bilanci degli Stati. I numeri sono impressionanti. Se Altman raccoglierà 7 trilioni di dollari significa che supererà il pil del Giappone (5, 38 trilioni nel 2023), quello della Germania (4,32 trilioni), sarà il doppio del pil del Regno Unito e surclasserà quello dell’Italia (3.2 trilioni). Apple già da tempo vale da sola come tutto l’indice Dax 30, comprendente i migliori titoli dell’industria tedesca (automobili, chimica, energia, credito, assicurazioni, tecnologia). Le Big Tech o, altrimenti dette, OTT (Over-The-Top) hanno un fatturato dalle proporzioni che pareggiano e superano il PIL di Stati sovrani.
Le Big Tech stanno diventando Stati Paralleli e vanno affermandosi come nuovi attori sulla scena globale. E mentre si scrivono regole e nuove direttive i soggetti sono già cambiati, si espandono e le regole diventano già ‘vecchie’ o almeno insufficienti. Lo Stato non è più il soggetto che conosciamo, quello storicamente identificabile, si trova ad essere sfidato da entità altre, potentissime, sui terreni dell’economia e delle infrastrutture dove da sempre era stato esclusivo protagonista, come ha dichiarato in un suo intervento Ginevra Cerrina Feroni, Vice Presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali e che volentieri riproponiamo.
“Come possono allora i vecchi Stati affrontare questo nuovo orizzonte? “Come inquadrare normativamente la nuova realtà?”.
Alexis Wichowski, in un suo saggio, ha parlato apertamente degli OTT come di “Net States”.
Del resto, al di là delle dimensioni economiche del loro volume di affari, gli OTT possono davvero trattare da pari coi Governi nazionali perché oligopolisti di piattaforme e sistemi. A tali oligopoli privati gli Stati sono costretti a ricorrere sempre di più per la gestione, il supporto e l’operatività dei loro server nei settori della sicurezza, della sanità, della previdenza, della fiscalità, del lavoro, per la programnazione stessa del loro divenire.
Da una parte ci sono gli Stati portatori di interessi comuni e dall’altra un universo fluido di Stati Paralleli indecifrabili per la velocità stessa del loro progredire. Così il concetto di sovranità diventa sempre più difficile nella sua declinazione.
(riproduzione autorizzata citando la fonte)