(Marzia Giglioli)
Riflessioni sulla mappa di future skill di Bernard Marr, analista e futurologo di fama mondiale
Un mondo senza lavoro. Un’utopia o una ‘condanna’ entrambe legate al futuro tecnologico. Ma chi davvero potrà sopravvere all’IA? Intanto, nel tempo medio-breve si può già tracciare una mappa di sopravvivenza. Ci pensano molte aziende che stanno aggiornando i futuri piani di assunzione e di sviluppo legati a ciò che sembra sparire più in fretta con l’uso sempre più massiccio dell’intelligenza artificiale. Ma la mappa serve anche a definire l’identikit del lavoro futuro e le competenze necessarie per far fronte alla domanda globale che avrà una nuova dimensione, già palpabile.
Non c’è molto tempo davanti. Già l’anno prossimo, quali competenze saranno più richieste e come dovranno orientarsi le aziende? Sullo sfondo c’è una realtà che riguarda sia i singoli che le società, che faticano a rendersi conto del reale spessore del cambiamento. Mai come ora servirebbe una riflessione complessa sul futuro proponibile perché serviranno nuove competenze specifiche ma anche competenze trasversali capaci di dialogare con le macchine che entreranno sempre più nella nostra vita quotidiana. La sfida è già quella di saper massimizzare il valore delle nostre qualità e abilità umane che le macchine non possono ‘sperare’ di eguagliare. Significa che le competenze dovranno rientrare in una delle due categorie. E il 2024 sarà già un terreno di prova.
L’intelligenza artificiale si sta facendo strada, come è stato per l’iPhone. Ha una diffusione moltiplicativa, la usiamo e ne siamo oggetto. È un fenomeno del tutto nuovo, velocissimo e che va compreso prima di esserne sommersi.
Uno dei top skill più richiesti sarà appunto degli ‘ interpreti’ dell’IA, capaci di individuare opportunità, sviluppare soluzioni efficienti, gestire il cambiamento e affrontare le implicazioni etiche.
Queste saranno davvero tra le competenze più preziose e più richieste. ‘Come saranno sempre più essenziali i gestori di progetto, sia che si tratti di gestire le persone che le macchine. Il saper mettere insieme tecnologia e capacità nel risolvere i problemi è una fisionomia per ora ancora troppo sofisticata per l’AI’, scrive Edgar Marr su Fortune.
‘Anche stabilire obiettivi strategici conciliando con le ricadute sul lavoro va ancora oltre le capacità dell’intelligenza artificiale – sottolinea Marr – ‘e chi lavora o lavorerà in quest’ambito ha un’opportunità senza precedenti di sfruttare l’intelligenza artificiale (nei settori della ricerca come nella pianificazione)’.
Anche la comunicazione sarà settore strategico in questo immediato futuro perché è un elemento cruciale soprattutto nella fase di grande transizione.
‘C’è bisogno di chi sappia identificare i messaggi per colmare le lacune comunicative tra le organizzazioni che si avviano al cambiamento. E ci sarà sempre più domanda per coloro che siano in grado di interpretare le informazioni fornite dall’analisi dei dati e di comunicarle in linguaggio umano a chiunque debba agire. Poiché comunicare con le macchine diventerà la norma, le organizzazioni avranno bisogno che gli esseri umani affinino questa capacità per ottenere i migliori risultati’.
Essenziali saranno sempre di più gli interpreti dei dati per capire come trasformarli in valore e perché siano affidabili ed etici in settori sensibili come la sanità e la ricerca scientifica. Le competenze di data science saranno sempre più richieste perché venga garantito che le macchine utilizzino dati di cui possiamo fidarci per garantire le relative decisioni.
La guerra dei cervelli è già iniziata: tra i nostri e quelli artificiali.
Nota: Bernard Marr è un futurologo, influencer e leader di pensiero di fama mondiale nei settori del business e della tecnologia. È autore di best-seller e pluripremiato con oltre 20 libri e fornisce consulenza e coaching a molte delle organizzazioni più conosciute al mondo
(English version)
Reflections on the map of future skills by Bernard Marr, world-renowned analyst and futurologist.
A world without work. A utopia or a ‘condemnation’ both linked to the technological future. But who can really survive AI? Meanwhile, in the short to medium term a survival map can already be drawn. Many companies are thinking about this as they are updating future hiring and development plans linked to what seems to disappear more quickly with the increasingly massive use of artificial intelligence. But the map also serves to define the identikit of future work and the skills necessary to cope with the global demand which will have a new dimension, already evident.
There isn’t much time ahead. Already next year, which skills will be most in demand and how should companies orient themselves? In the background there is a reality that concerns both individuals and societies, which struggle to realize the real importance of the change. Never before would a complex reflection on the possible future be needed because new specific skills but also transversal skills capable of communicating with the machines that will increasingly enter our daily lives will be needed. The challenge is already knowing how to maximize the value of our human qualities and abilities that machines cannot ‘hope’ to match. It means that the skills will have to fall into one of two categories. And 2024 will already be a testing ground.
Artificial intelligence is making its way, as it was with the iPhone. It has a multiplicative diffusion, we use it and we are its object. It is a completely new phenomenon, very fast and which must be understood before being overwhelmed by it.
One of the most requested top skills will be AI ‘interpreters’, capable of identifying opportunities, developing efficient solutions, managing change and addressing ethical implications.
These will truly be among the most valuable and in-demand skills. ‘How project managers will be increasingly essential, whether managing people or machines. Knowing how to combine technology and the ability to solve problems is still too sophisticated for AI at the moment’, writes Edgar Marr in Fortune.
‘Even establishing strategic objectives by reconciling the impact on work still goes beyond the capabilities of artificial intelligence’ – underlines Marr – ‘and those who work or will work in this area have an unprecedented opportunity to exploit artificial intelligence (in the sectors of research as in planning)’.
Communication will also be a strategic sector in the immediate future because it is a crucial element especially in the great transition phase.
‘There is a need for those who know how to identify messages to fill the communication gaps between organizations that are moving towards change. And there will be more and more demand for those who can interpret the information provided by data analysis and communicate it in human language to whoever needs to act. As communicating with machines becomes the norm, organizations will need humans to hone this skill to achieve the best results’.
Interpreters of data will be increasingly essential to understand how to transform them into value and why they are reliable and ethical in sensitive sectors such as healthcare and scientific research. Data science skills will be increasingly required to ensure that machines use data we can trust to inform decisions. The war of brains has already begun: between ours and the artificial ones.
Note: Bernard Marr is a world-renowned futurologist, influencer and thought leader in the business and technology sectors. He is a best-selling and award-winning author of more than 20 books and provides consulting and coaching to many of the world’s best-known organizations
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