Ogni giorno che passa, la “guerra grande” lo diventa sempre di più. Val bene rileggere l’editoriale di Limes 7/2022. Perchè “guerra grande” ?: Grande in triplo senso. Primo, perché l’Europa obbliga: la guerra nel nostro continente è grande per definizione. Secondo, perché pur incardinata nel margine continentale dell’Asia Anteriore – l’Europa vista dalla Russia – la sua eco, moltiplicata dal trauma del virus, rimbomba ovunque sotto forma di carestie, sofferenze economiche, crisi energetiche. Terzo, perché il 24 febbraio ha aperto la fase acuta della competizione Stati Uniti – Cina – Russia. Intervento armato della terza potenza mondiale per impedire che una terra rivendicata propria, a poche centinaia di chilometri dalla capitale, diventi punta di lancia della prima. Se questo non è cambio di paradigma.
Nel pieno di un mondo che si ri-configura, non possiamo più permetterci – in particolare le classi dirigenti – di guardare a ciò che accade con lo sguardo rivolto all’ombelico e con un approccio solo lineare che non coglie la complessità dell’attuale momento storico. Si provi, allora, a illuminare il presente storico (non limitandoci a vivere quello imminente) con la luce del pensiero critico e complesso.
Il mondo vive soprattutto d’imprevedibilità e dentro frontiere di senso e di significato che si ridisegnano continuamente, che ci fanno vivere come zattere in un mare d’incertezza: sia perché l’incertezza ci costituisce sia perché non abbiamo maturato un pensiero adeguato a comprenderla razionalmente e, soprattutto, a com-prenderla in noi. La “guerra grande” si nutre anche di questo e, come notiamo ogni giorno, sempre ci precede. Abitiamo un mondo complesso ma l’impressione è che siamo tutti immersi in un sonno della politica che ci mostra l’impossibilità di diventare “soggetti storici”, sorta di inadeguatezza strategica.
In questa fase è del tutto necessario immaginare creativamente. Cominciamo da qui, con il richiamare la complessità-in-noi e di realtà, sottolineando a gran voce il fatto che, se la “guerra grande” è un cambio di paradigma, gli strumenti che adottiamo per comprenderla e per affrontarla non possono essere quelli di sempre.
Ci collochiamo su un piano innovativo (per il pensiero dominante) e richiamiamo l’urgenza di una “diplomazia della complessità”. L’argomento diventa, per noi, tema di una ricerca aperta, informale e, auspichiamo, il più possibile condivisa.
Il Mediterraneo “allargato” è da sempre terra di complessità, vero e proprio laboratorio di contraddizioni, contrapposizioni, radicalizzazioni. Oggi, le cronache della guerra in Ucraina ci dicono quanto siamo indietro rispetto alla Storia. Il mondo è in tensione, ovunque. Le minacce si moltiplicano ma, soprattutto, sono com-presenti, drammaticamente interrelate le une nelle altre, l’altra faccia della globalizzazione tutta commercio e, con troppa facilità, presunta portatrice di pace a prescindere dalla politica (che non si vede).
Perché serve una “diplomazia della complessità” ? Perché serve, al contempo, guardarci dentro e guardarci oltre; perché serve, al contempo, guardare dall’alto e guardare nel profondo. Gli strumenti classici della diplomazia devono ri-adattarsi in un mondo che, ormai da più di trent’anni, si è fatto a-polare e cerca un ordine che non troverà nei termini di quello vigente nel mondo bi-polare ormai superato.
Dal punto di vista geostrategico, concordiamo in pieno con quanto scritto nell’editoriale di Limes 1/2023: L’occidentalizzazione del globo è fallita. La trentennale parabola che dalla vittoria dell’America contro l’Unione Sovietica conduce all’invasione russa dell’Ucraina di fatto atlantica traccia il tramonto di quell’alba a stelle e strisce che nel dopo-Muro aveva ipnotizzato il mondo.
Dal punto di vista della complessità, il tema è culturale-politico-geostrategico: solo un pensiero critico e complesso e solo una “diplomazia della complessità” potranno fare in modo di lasciarci ri-appropriare con un mondo che, complice la radicale rivoluzione tecnologica, viaggia velocissimo. Ben più, purtroppo, anche delle nostre migliori intenzioni.