E’ evidente che il poker, per quanto i giocatori siano abili, porta rischi alti. Lo si vede nei rapporti, sempre difficili da governare, con l’autocrate di controparte. Di fronte al fenomeno delle migrazioni, pur essendo giusto tentare tutte le vie (ben sapendo che non tutte potrebbero rivelarsi sostenibili), urge una riflessione di fondo, profonda.
Chiunque governi, non si può più affrontare il tema migrazioni o urlando all’emergenza (o peggio al complotto) o rispondendo con l’inevitabilità del fenomeno strutturale. E’ un dovere salvare le persone in mare ma anche accoglienza è una parola che va ripensata, ridefinita, ricondivisa. Le migrazioni sono tema epocale o, meglio, tema nel cambio-di-era: e sono parte di quella policrisi che in tanti sottolineiamo.
Ciò che impressiona, guardando le scene da Lampedusa, è il ritorno delle masse, di una indistinta massa di corpi che, guardandola, non viene da chiedersi di quale nazionalità, di quale età siano quei migranti e per quale ragione stiano migrando. Eppure sono persone, nell’indistinto massificato, ciascuna con un vissuto, una storia, sensibilità, appartenenze, vizi e virtù. La persona viene così annullata (male banale) in un piccolo spazio massificato nel quale sono in troppi a respirare, e non respirano; la persona viene annullata in una storia senza respiro perché le ricette dei Paesi europei (l’Europa dovrebbe essere altra cosa …) prevedono frontiere severe, se non chiuse. I sovranisti stanno ovunque …
Fuori dal poker, ma dentro la massa, chi governa dovrebbe parlare al suo popolo, oggi più che mai. Senza timore di perdere consenso elettorale, perché molto si gioca su questo punto, i governanti dovrebbero dire la verità, aiutare la gente, il popolo, gli elettori e gli astenuti a comprendere ciò che sta accadendo. Se chi arriva migrando non può essere considerato massa, nessuno lo è. Il diritto di capire, mentre i talk show politici (di ogni parte) fanno il cattivo mestiere ‘misinformante’ antico come il mondo, è parte dei nostri diritti di cittadinanza: lo capiscano i governanti e le opposizioni, prima che anche i loro popoli, in patrie sempre più piccole, diventino masse indistinte, insensibili alla storia (e alle storie) che li attraversa.
(English version)
It is evident that poker, no matter how skilled the players are, carries high risks. This can be seen in the relations, always difficult to govern, with the counterpart autocrat. Faced with the phenomenon of migration, while it is right to try all possibilities (knowing full well that not all of them may prove sustainable), a deep, fundamental reflection is urgently needed.
Whoever governs, we can no longer address the migration issue by either screaming emergency (or worse, conspiracy) or responding with the inevitability of a structural phenomenon. It is a duty to save people at sea, but welcoming people is also to be rethought, redefined, re-shared. Migration is an epoch-making theme or, rather, a theme in the change-of-era: and it is part of that polycrisis that so many underline.
What is striking, looking at the scenes from Lampedusa, is the return of the masses, of an indistinct mass of bodies that, looking at it, we do not wonder what nationality, what age those migrants are and for what reason they are migrating. Yet they are people, in the massed indistinctness, each with a lived experience, a history, sensibilities, belonging, vices and virtues. The person is thus annulled (banal evil) in a small massified space in which too many are breathing, and they don’t breath; the person is annulled in a breathless history because the recipes of the European countries (Europe should be something else…) provide for strict, if not closed, borders. Sovereignists are everywhere …
Outside the poker, but inside the masses, those who govern should speak to their people, today more than ever. Without fear of losing electoral consensus, because much is at stake here, the rulers should tell the truth, help the people, the voters and the abstainers to understand what is happening. If those who arrive by migrating cannot be considered masses, no one is masse. The right to understand, while the political talk shows (of all sides) do the world’s old ‘misinforming’ bad business, is part of our rights of citizenship: let the rulers and the oppositions understand this, before their peoples too, in ever smaller homelands, become indistinct masses, insensitive to the history (and stories) that passes through them.