(Carlo Rebecchi)
Unione Europea: ore decisive per la nascita dell’ AI Act, la prima legge sull’intelligenza artificiale.
Si vivono ore febbrili, in queste ore, tra Bruxelles, Madrid e le altre capitali europee tra le quali è in corso il negoziato che dovrebbe portare alla nascita di regole europee per governare l’intelligenza artificiale. La Spagna, presidente di turno dell’Unione, vorrebbe poter annunciare il 6 dicembre l’accordo sull’ AI Act, e sta facendo il possibile per favorire un’intesa che non sia troppo al ribasso.
Il giorno cruciale del negoziato sarà venerdì primo dicembre, quando il dossier arriverà sul tavolo del Comitato dei Rappresentanti permanenti (Coreper) per l’esame politico. A quel punto Commissione, Consiglio e Parlamento affronteranno alcuni dei punti tecnici sui quali finora non c’è stato accordo, come i modelli fondativi, la governance, l’accesso al codice sorgente, il regime sanzionatorio, l’entrata in vigore del regolamento.
Tra il Parlamento europeo e i governi la discussione è stata molto accesa, al punto che la presidenza spagnola ha invitato su molti punti i negoziatori alla “flessibilità”. I deputati di Strasburgo hanno ampliato in modo significativo l’elenco delle pratiche da vietare, scontrandosi su numerosi punti con i tre Paesi che stanno spingendo con maggiore determinazione per il varo dell’ AI Act, Francia, Germania e Italia, tutti pienamente d’accordo sulla necessità di evitare di soffocare lo sviluppo del settore con una regolamentazione “eccessiva e prematura”.
Francia, Germania e Italia, che si erano già consultati sull’AI a livello ministeriale nel giugno scorso a Berlino, hanno avuto un nuovo incontro il 30 ottobre a Roma e, in quell’occasione, il ministro francese dell’Economia, Le Maire, aveva sottolineato come “in gioco ci sia la nostra sovranità, la nostra libertà politica”, di cui il dibattito sull’intelligenza artificiale “è il miglior esempio: negli Usa vengono investiti 52 miliardi, in Europa 5 miliardi, un decimo”.
Francia, Germania ed Italia potrebbero, secondo il ministro Urso, “condividere i venture capital che i nostri Paesi possono mettere a regime per supportare l’attività delle imprese”. Un tema che potrebbe avere uno “snodo significativo” al prossimo G7 a presidenza italiana.
Molto vivace il confronto con i parlamentari europei sulla valutazione d’impatto dell’intelligenza artificiale sui diritti fondamentali, che dovrebbe essere effettuata dagli utenti dei sistemi ad alto rischio prima dell’implementazione. Idem sulla ripresa di immagini facciali, riconoscimento delle emozioni sul posto di lavoro o nelle istituzioni educative, categorizzazione biometrica per dedurre dati sensibili come l’orientamento sessuale e le credenze religiose.
In gioco anche diverse possibilità per le forze dell’ordine di utilizzare gli strumenti di intelligenza artificiale, con una maggiore flessibilità riguardo all’obbligo di supervisione umana, alla segnalazione di sistemi rischiosi, al monitoraggio post-commercializzazione e alle misure di riservatezza per evitare di divulgare dati operativi sensibili, all’utilizzo di software di riconoscimento delle emozioni e categorizzazione biometrica senza informarne i soggetti.
Si tratta di un insieme di temi di grande complessità e, per questo motivo, il negoziato per far nascere l’AI Act non è stato facile. Nessuno dei Paesi partecipanti aveva esperienza in materia, alcuni hanno capito soltanto strada facendo la delicatezza e l’importanza della posta in gioco.
(English version)
European Union: decisive hours for the birth of the AI Act, the first law on artificial intelligence.
We are currently experiencing feverish hours between Brussels, Madrid and the other European capitals where negotiations are underway which should lead to the creation of European rules to govern artificial intelligence. Spain, the rotating president of the Union, would like to be able to announce the agreement on the AI Act on 6 December, and is doing everything possible to favor an agreement that is not too conservative.
The crucial day of the negotiations will be Friday 1st December, when the dossier will arrive on the table of the Committee of Permanent Representatives (Coreper) for political examination. At that point the Commission, Council and Parliament will address some of the technical points on which there has been no agreement so far, such as the founding models, governance, access to the source code, the sanctioning regime, the entry into force of the regulation.
The discussion between the European Parliament and the governments was very heated, to the point that the Spanish presidency invited the negotiators to be “flexible” on many points. The deputies in Strasbourg have significantly expanded the list of practices to be banned, clashing on numerous points with the three countries that are pushing most determinedly for the launch of the AI Act, France, Germany and Italy, all in full agreement on the need to avoid stifling the development of the sector with “excessive and premature” regulation.
France, Germany and Italy, who had already consulted on AI at ministerial level last June in Berlin, had a new meeting on 30 October in Rome and, on that occasion, the French Minister of Economy, Le Maire, he had underlined how “our sovereignty, our political freedom is at stake”, of which the debate on artificial intelligence “is the best example: 52 billion are invested in the USA, 5 billion in Europe, a tenth”.
France, Germany and Italy could, according to Minister Urso, “share the venture capital that our countries can implement to support the activities of companies”. A topic that could have a “significant focus” at the next G7 under the Italian presidency.
The discussion with European parliamentarians on the impact assessment of artificial intelligence on fundamental rights, which should be carried out by users of high-risk systems before implementation, was very lively. The same on the recording of facial images, recognition of emotions in the workplace or in educational institutions, biometric categorization to deduce sensitive data such as sexual orientation and religious beliefs.
Also at play are several possibilities for law enforcement to use AI tools, with greater flexibility regarding the requirement for human supervision, reporting of risky systems, post-market monitoring and confidentiality measures to avoid disclose sensitive operational data, the use of emotion recognition and biometric categorization software without informing the subjects.
This is a set of highly complex issues and, for this reason, the negotiations to create the AI Act were not easy. None of the participating countries had experience in the matter, some only understood along the way the delicacy and importance of what was at stake.
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