(Marco Emanuele)
Non si tratta di limitare l’espansione libera del sapere e della ricerca, ma di sviluppare la coscienza che questa espansione contiene in se stessa rischi potenziali che non possono essere definiti in anticipo e di promuovere i contesti di riflessione e di deliberazione più larghi possibili, a cui partecipino i cittadini nell’ottica di una inedita democrazia cognitiva (M.Ceruti, F.Bellusci, Umanizzare la modernità, 2023, pp. 54 e 55)
Espandere, allargare, innovare. E’ la storia dell’uomo, di ciascuno di noi, che cerca di spezzare i limiti per percorrere l’oltre. Tale superamento dei limiti è elemento fondante e fondamentale del nostro essere soggetti storici; ma spezzare i limiti del nostro agire ripetitivo e certo chiede anche di re-istituire un’etica della responsabilità che mostri l’importanza di porre altri limiti per evitare che il nostro agire diventi boomerang de-generativo.
Il progresso contiene il regresso così come l’ordine contiene il disordine. Anzi, progresso e ordine si formano come sintesi continua nel loro essere contraddittori, abitati da prevedibilità e imprevedibilità, percorsi dall’incertezza. Se non possiamo conoscere a priori i rischi ai quali andremo incontro, possiamo pensare la nostra evoluzione, cammino nell’oltre (nei futuri già presenti), con un pensiero che superi la linearità che semplifica ogni cosa, che modellizza i processi, che conosce e capisce solo la competizione, che nega la/le complessità. Solo il pensiero complesso può farci uscire dai pericolosi auto-inganni che la linearità a ogni costo genera: di aver capito tutto in ogni istante qui-e-ora e, di conseguenza, di avere in mano le chiavi della prevedibilità e della Storia. Errore fatale !
I limiti ‘auspicati’ sono quelli del vincolo che ci lega l’un l’altro nella realtà. Il ‘mantra’ del nostro lavoro potrebbe essere ‘ri-congiungere ciò che è disperso’ in quella inter-in-dipendenza di cui abbiamo scritto più volte e che ci porta a dire che siamo liberi solo se com-prendiamo il vincolo progettuale che ci tiene insieme, differenti. Nulla, e nessuno, è isola a sé, distaccato dal resto.
Pertanto, si tengono insieme la complessità di progresso e ordine, la necessità di un pensiero complesso e il vincolo d’inter-in-dipendenza. Per con-vivere, allora, conoscere è fondamentale: qui intendiamo il conoscere come con-naitre, nascere insieme, ri-nascere. Il con-naitre è anima e respiro dell’etica planetaria.
E poi, insieme verso dove ? Anzitutto verso nuove immaginazioni per nuovi futuri, passando dalle nostre democrazie e dalla partecipazione di ciascuno. Hanno ragione Ceruti e Bellusci a scrivere di ‘democrazia cognitiva’, frontiera concreta di un agire geostrategico che si cali dentro i processi storici: senza cognizione del ‘chi diventiamo’, infatti, com’è possibile elaborare ‘giudizio storico’ ? Senza cognizione, essendo informati ma non conoscendo, come potremmo uscire dalla spirale della policrisi de-generativa e dalla ‘banalità’ della guerra permanente e del destino all’odio ?
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