L’espressione ‘diplomazia della misericordia’ si colloca oltre le solite frasi tipiche della retorica del potere costituito. Già l’espressione è un capolavoro di complessità.
La Santa Sede ragiona sulla pace e sulla guerra in maniera radicalmente diversa da quella a cui siamo abituati. Per questo risulta difficilmente comprensibile. Anzitutto, ci permettiamo notare, è un’attività che non usa termini come ‘vittoria’ o ‘sconfitta’ perché la sua opera lavora per trasformare il male, ben conoscendolo come parte ineliminabile della condizione umana, e per ri-creare condizioni di dialogo.
All’apparenza fragile rispetto all’intensità distruttrice della guerra, la ‘diplomazia della misericordia’ lavora dentro, tentando incessantemente di ri-congiungere gli opposti. La Santa Sede sa che la pace è un intenso lavorìo di trasformazione, non la semplicistica assenza di guerra: occorre operare per un cessate il fuoco in vista di una pace che appartenga al campo della libertà e della condivisione.
Tanti sono gli elementi che riguardano la guerra in Ucraina: abbiamo imparato a conoscerli in questi mesi drammatici. Ma le informazioni che ci arrivano non permettono, nell’incrocio delle rispettive propagande, di capire davvero cosa stia accadendo sul campo. Gli analisti strategici elaborano i loro scenari, non solo militari ma con sguardo più ampio, ma ciò che occorre curare sono le ferite che i popoli martoriati portano nella loro carne e che i territori soffrono a causa delle devastazioni provocate dai combattimenti.
Il mosaico di complessità rappresentato dalla situazione in Ucraina non è separabile. Lo sa bene la Santa Sede, da sempre abituata a guardare ai conflitti e alle guerre con uno sguardo ben diverso da quello delle Cancellerie e, soprattutto, libero da interessi.
Non sappiamo come si organizzerà e come evolverà la missione affidata da Papa Francesco al Presidente della CEI. Possiamo solo immaginare che si tratti di un tentativo fuori dagli schemi classici, caratterizzato da dinamiche altre, e creative, che il pensiero lineare e costituito, ancora dominante, non riesce a incasellare nei suoi schemi pre-definiti.