(Marzia Giglioli)
In molti Stati d’America, il secondo lunedì di ottobre si volta pagina. Un’occasione per riflettere sull’origine delle discriminazioni razziali
La storia va raccontata non solo dai vincitori. La storia è questione complessa e parla soprattutto di confini dei popoli che non andrebbero mai travalicati ma compresi, cosi come le loro identità, le loro culture e i loro diritti.
È il caso del Columbus Day che cede il passo negli Usa alla Giornata dei Popoli Indigeni: un esempio di nuova storia, raccontata da chi prima non aveva voce.
La Scoperta dell’America è stato per secoli mito e simbolo di moderno sviluppo, mentre per i popoli indigeni ha significato solo colonizzazione violenta e la fine dei loro diritti sulla terra che abitavano, affermano da decenni gli attivisti dei movimento dei Nativi d’America.
Ora, in molti Stati ed in 130 città d’America, il secondo lunedì di ottobre si celebra la Giornata dei Popoli Indigeni invece del, o in aggiunta al, Columbus Day. Nel 2021, il presidente Joe Biden è diventato il primo presidente a riconoscere formalmente la Giornata dei Popoli Indigeni.
Dietro la storia del Columbus Day, fortemente voluto dalle elites italoamericane per una sorta di “riconoscimento’, e dietro la voglia di riscatto dei Popoli Nativi, c’è che la narrativa attorno al Columbus Day ha contribuito a sostenere ‘il nuovo ordine razziale negli Stati Uniti, in cui i discendenti di diversi immigrati etnici europei sono diventati americani ‘bianchi’, ha scritto la storica Malinda Maynor Lowery.
‘Dopo tanta oppressione sistemica’ – ha detto alla CNN David Weeden, responsabile della conservazione storica tribale della tribù Mashpee Wampanoag – il fatto che siamo ancora qui è sorprendente’.
(English version)
In many States of America, the second Monday in October is a page turner. An opportunity to reflect on the origin of racial discrimination
History should be told not only by the victors. History is a complex matter and speaks above all of peoples’ borders that should never be crossed but understood, as should their identities, cultures and rights.
This is the case of Columbus Day, which gives way in the US to Indigenous Peoples’ Day: an example of a new history, told by those who previously had no voice.
The Discovery of America was for centuries a myth and symbol of modern development, while for indigenous peoples it meant only violent colonisation and the end of their rights to the land they inhabited, Native American movement activists have been saying for decades.
Now, in many States and in 130 cities across America, Indigenous Peoples Day is celebrated on the second Monday of October instead of, or in addition to, Columbus Day. In 2021, President Joe Biden became the first president to formally recognise Indigenous Peoples Day.
Behind the history of Columbus Day, strongly desired by Italo-American elites for a kind of ‘recognition’, and behind Native Peoples’ desire for redemption, is that the narrative around Columbus Day helped sustain ‘the new racial order in the United States, in which the descendants of various ethnic European immigrants became ‘white’ Americans’, historian Malinda Maynor Lowery wrote.
‘After so much systemic oppression’, David Weeden, tribal historic preservation officer for the Mashpee Wampanoag tribe, told CNN, ‘the fact that we are still here is amazing’.
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