Caoslandia e l’assenza di nuovi paradigmi / Chaosland and the absence of new paradigms

La trasformazione geopolitica in corso, dentro ‘caoslandia’, è profonda e fluida.

In molti faticano a capire l’importanza di immaginare nuovi paradigmi di riferimento. Ciò che viviamo, infatti, ci porta dentro un panorama del tutto nuovo, a cominciare dalla volontà di smontare progressivamente l’impianto democratico e multilaterale. Chi lo difende, purtroppo con evidente debolezza, lo fa utilizzando forme, contenuti e linguaggi che non si calano nell’esperienza storica. Gli scenari che sembrano emergere, invece, si collocano nell’esperienza storica, ma strumentalizzandola.

L’errore sul quale gli attori di ‘caoslandia’ giocano pericolosamente, determinato da chi ha retto le sorti del mondo dalla caduta del muro di Berlino in avanti, è quello di avere elevato democrazia e multilateralismo sugli altari della Storia, senza considerarli in chiave critica e complessa. O pro o contro.

Per noi, democrazia (certo, processo e luogo imperfetto e contraddittorio) e multilateralismo sono decisivi ma l’approccio non può più essere a-critico. Ora sono entrati in campo gli antagonisti strategici, sovrani di ‘caoslandia’, e dai loro troni vorrebbero portarci tutti nella sfrenata terra del bullismo geopolitico. E’ in quella terra che tutto si scambia, che gli spiriti animali del capitalismo diventano parte dello Stato, che le nuove tecnologie diventano armi, che la disinformazione impera, che il ‘bene comune’ viene considerato roba da anime buone, e così via.

‘Caoslandia’ è arrivata, non da oggi, in Germania. Se le estreme non governeranno, la democrazia è comunque malata: e non poco. E nel G7 sarà una gara di equilibrismi. Tra spiaggie mediorientali e terre rare già sovietiche, i sovrani di ‘caoslandia’ cercano l’affermazione: vogliono dire, da Marte al profondo dei mari, che il loro presente ci travolgerà.

(English version) 

The geopolitical transformation currently underway in ‘chaosland’ is profound and fluid.

Many struggle to understand the importance of imagining new reference paradigms. What we are experiencing, in fact, is taking us into a completely new landscape, starting with the desire to progressively dismantle the democratic and multilateral system. Those who defend it, unfortunately with evident weakness, do so using forms, content and language that do not fit in with historical experience. The scenarios that seem to emerge, on the other hand, are part of historical experience, but they exploit it.

The mistake which the actors of ‘chaosland’ play with dangerously, determined by those who have governed the world since the fall of the Berlin Wall, is to have elevated democracy and multilateralism on the altars of History, without considering them in a critical and complex way. For or against.

For us, democracy (certainly an imperfect and contradictory process and place) and multilateralism are decisive, but the approach can no longer be uncritical. Now the strategic antagonists have entered the field, the sovereigns of ‘chaosland’, and from their thrones they would like to lead us all into the unbridled land of geopolitical bullying. It is in this land where everything is traded, where the animal spirits of capitalism become part of the State, where new technologies become weapons, where disinformation reigns, where the ‘common good’ is considered the stuff of good souls, and so on.

‘Chaosland’ has arrived, and not just today, in Germany. If the extremes don’t govern, democracy is still sick: and not just a little. And in the G7 it will be a balancing act. Between Middle Eastern beaches and rare earths already Soviet, the rulers of ‘chaosland’ seek affirmation: they want to say, from Mars to the depths of the seas, that their present will overwhelm us.

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