(Maria Eva Pedrerol)
In un mondo attanagliato dall’emergenza idrica e dalle popolazioni in fuga per la mancanza d’acqua aggravata dal climate change, la Giornata Mondiale dell’Acqua, promossa dalle Nazione Unite, ha il tono amaro di troppi diritti negati. Il Rapporto World Water Development dell’Onu 2024 disegna la geografia delle emergenze e ricorda che ‘l’acqua può creare la pace o scatenare i conflitti e che l’economia e l”integrità ambientale dipendono dalla gestione equa del ciclo dell’acqua’.
Attualmente circa il 70 % dell’acqua consumata sulla Terra è impiegata per l’agricoltura, il 20% per l’industria e il 10% per l’uso domestico. Ma 2,2 miliardi di persone ancora mancano di acqua potabile e quasi la metà della popolazione mondiale soffre una grave scarsità di acqua durante una parte dell’anno. I dati non lasciano margini di interpretazione. L’emergenza non può non essere affrontata ma i Paesi sono ancora lontani da un impegno comune nel fronteggiare la crisi idrica.
Basta guardare alle acque transnazionali che riguardano il 60% dei flussi di acqua dolce del mondo: sono 3 miliardi gli abitanti della Terra che dipendono da questi flussi. Dei 153 Paesi che hanno parte del loro territorio all’interno di 1 dei 310 bacini fluviali e lacustri transnazionali, soltanto 24 hanno stipulato accordi di cooperazione per i loro bacini.
Altro problema vitale, come si legge nel Rapporto sull’Acqua, riguarda i servizi igienico-sanitari disponibili a livello mondiale. Attualmente 3,5 miliardi di persone non hanno accesso a questi servizi e molte città del mondo non sono ancora in grado di adeguarsi agli standard di sicurezza a causa dell’accelerazione dell’aumento della popolazione urbana.
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