(Marzia Giglioli)
Per l’Ucraina non si tratta più di una ‘operazione speciale’. Il Cremlino cambia linguaggio e ora usa la parola ‘guerra’. Ci si chiede: perché ora e per anticipare cosa?
La Russia ‘è in guerra perché la partecipazione occidentale trasforma una operazione militare speciale in una guerra’. Così il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. ‘Non dichiareremo noi quella in Ucraina come una guerra. Ma de facto è diventata una guerra dopo che l’Occidente collettivo ha aumentato il suo coinvolgimento con Kiev. Tutti dovrebbero capirlo.
Finora Putin aveva usato sempre un eufemismo, costruendo l’idea che si trattasse di un’azione limitata nel tempo senza effetti devastanti sulla vita della maggior parte delle persone. Ora il linguaggio cambia e tutto deve essere di nuovo interpretato, tenuto conto anche della tempistica che non può non legarsi al recente esito elettorale che vede Putin saldamente al comando.
‘L’idea che la Russia non stia combattendo una vera guerra è diventata impossibile da sostenere’ – scrive Reuters – ‘data l’entità delle vittime, l’enorme aumento della spesa per la difesa e della produzione militare e la frequenza degli attacchi ucraini non solo nelle aree di confine ma anche in profondità nel territorio russo’.
Putin, pur continuando da mesi a parlare di ‘operazione speciale’ ha fatto crescere la definizione di una ‘lotta esistenziale’, accusando costantemente l’Occidente di utilizzare l’Ucraina come teatro per dichiarare guerra alla Russia.
Ora, il portavoce di Putin, Peskov, afferma che l’operazione speciale ‘è diventata una guerra’, frase che suggerisce che il Cremlino stia chiedendo un cambiamento nella mentalità nazionale per radunare l’intero Paese dietro lo sforzo bellico.
Ora l’unica domanda è: che cosa viene dopo?
Come scrive Reuters, Putin ha affermato che potrebbe essere necessario creare una zona cuscinetto per proteggere il proprio territorio dagli attacchi. E Peskov ha dichiarato che la Russia deve ‘liberare completamente le quattro regioni dell’Ucraina che ha rivendicato come proprie ma che controlla solo in parte’.
Di fatto Mosca definisce da oggi in maniera netta il perimetro dei suoi nemici, ma sembra fissare anche i perimetri del conflitto.
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