E’ molto chiaro, per chi voglia vedere, che la guerra in Ucraina ci sta offrendo una grande opportunità storica. Dirlo può apparire un paradosso e cerco di argomentare.
La tragedia della guerra di occupazione operata da Putin e dal suo gruppo di potere a danno dell’Ucraina mostra quanto non si siano governate politicamente le dinamiche storiche e strategiche dalla implosione dell’Unione Sovietica a oggi.
Se, attraverso la memoria storica dei protagonisti della storia negli ultimi trent’anni si possono ricostruire le dinamiche che ci hanno portato all’oggi, abbiamo la responsabilità – da intellettuali impegnati – di costruire prospettive teorico-pragmatiche che qui si definiscono di un “progetto di civiltà”. L’ascolto della realtà e dei mondi, ho scritto in precedenti contributi, è fondamentale.
L’impressione è che i centri di elaborazione strategica a livello internazionale stiano girando pericolosamente intorno a paradigmi consumati, servendosi di un pensiero ancora sostanzialmente lineare. Ma le sfide, lo vediamo ogni giorno, sono “glocali” (superano i confini nazionali e, al contempo, entrano nei nostri territori e condizionano la nostra vita quotidiana) e chiedono un approccio che tenga conto delle complessità costitutive e della loro ineliminabile interrelazione: questo approccio è il “pensiero complesso”.
In tale contesto, inoltre, la rivoluzione tecnologica lavora a rendere più veloci e più radicali i cambiamenti, ponendo i sistemi-in-metamorfosi (spesso superando la capacità umana di comprensione) e ampliando (spesso pericolosamente) questioni antiche quanto l’uomo come, a esempio, la disinformazione in tempo di guerra.
Si leggono analisi interessanti di persone che cercano di uscire dagli auto-inganni del presente imminente. Ma ciò che può fare davvero la differenza è la com-presenza di ascolto profondo, pensiero critico e complesso, talento della mediazione e costruzione della visione. Il tutto non pensando di avere una ricetta compiuta e definitiva ma, con umiltà, lavorando in progress in una realtà planetaria che non può più essere “ordinata” com’era nel mondo che non c’è più.
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