Trasformazione del rischio e risposte lineari (di Marco Emanuele)

C’è un elemento, nel tempo che viviamo, che deve farci riflettere in termini di pensiero strategico: è la trasformazione del rischio nel quadro della grande trasformazione in atto a livello sistemico-planetario.

Un tempo, in un mondo bi-polare e più comprensibile, il rischio era reciprocamente dato dalla presenza di un nemico certo. Lo si vedeva, in buona parte lo si conosceva e la decisione strategica riguardava, sostanzialmente, l’organizzazione di società secondo un determinato modello ideologico. Oggi non è più così: dopo il 9 novembre 1989, simbolicamente, l’Occidente – USA in testa – si è ritrovato senza nemico. Questo ha cambiato tutto, e lo approfondiremo in termini di ricerca.

In aggiunta, due elementi si sono imposti nella grande trasformazione: la crescita esponenziale del dominio cyber (ormai trasversale ai domini classici) e la crisi de-generativa delle democrazie liberali. Ciò ha comportato, inevitabilmente, una radicale trasformazione del rischio.

In primo luogo, e lo vediamo ogni giorno (in particolare nelle guerre, si pensi al teatro ucraino), il rischio aggiunge imprevedibilità e asimmetricità al reale che conoscevamo. Non c’è più un nemico certo, e visibile, ma tanti nemici potenziali che operano in un’ombra sostanziale. Di più, la trasformazione del rischio si alimenta nella disinformazione imperante (fake e fog news). Nessuna parte, in nessuna parte del mondo, è innocente o ne è esclusa.

In secondo luogo, il rischio si fa profondo. Le democrazie, scelta strategica che difendiamo ma da costruire ogni giorno, sembrano non tenere più in termini di coesione. Esse hanno difficoltà nell’impatto con il dominio cyber ma, soprattutto, vivono una de-generazione in termini di relazione (fiducia tra cittadini e Istituzioni e tra cittadini stessi) e di mantenimento del livello del benessere (in particolare, si pensi alla erosione delle classi medie). Dopo una pandemia e per gli effetti della guerra in corso, stanno pericolosamente aumentando, con l’inflazione, i costi di beni primari come l’energia, le materie prime e gli alimenti.

I leader europei, in queste ore, mostrano di voler adottare politiche straordinarie nell’emergenza sistemica che sta travolgendo il continente. Questo è dovuto, e l’Europa va appoggiata come costruzione indispensabile (anche se da riformare) nell’attuale assetto geopolitico, ma il fattore tempo è decisivo: gli effetti della guerra (umanitari e di sicurezza) non aspettano. Il rischio è realisticamente complesso e le risposte non possono più essere solo lineari.

 

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

Latest articles

Related articles