Stati burocratici, migrazioni e società aperte – Bureaucratic States, migrations and open societies

Dobbiamo realisticamente notare, in termini di giudizio storico, un mondo-sommatoria di Stati burocratici, percorso dalla carenza di dialoghi politico-diplomatici. Osserviamo un mondo nel quale i sistemi nazionali, per paura e per l’impatto crescente dei fenomeni globali nei territori dei singoli Paesi, cercano d’investire sulla propria legittima sicurezza alzando sempre più l’asticella dell’immunizzazione. Una scelta, pur comprensibile al primo sguardo, ma molto rischiosa guardando sul medio e lungo termine.

I fenomeni globali, a cominciare dalle migrazioni “costrette” come processo irreversibile e strutturale, non chiedono permesso di fronte a confini ormai anti-storici. Siamo consapevoli delle difficoltà del governare e non è un problema di quali partiti siano al potere.

Il tema riguarda le classi dirigenti. Guardando alle migrazioni come paradigma della grande trasformazione nella quale l’umanità è immersa, siamo convinti che serva un nuovo discorso pubblico.

Condividiamo:

  • la “stretta” ai trafficanti di esseri umani, pur non essendo convinti che aumentare le pene detentive funzioni – in maniera efficace – da deterrente;
  • l’importanza di un approccio almeno continentale ai fenomeni migratori. Non vi è dubbio, dal punto di vista dell’Italia, che vada urgentemente e radicalmente rivisto il Trattato di Dublino e che l’Europa trovi, come ai tempi della pandemia, il coraggio della storia. Serve una redistribuzione non solo su base volontaria. L’Italia, consiglio non richiesto, dovrebbe farsi promotrice di una “iniziativa di re-istituzione europea” (Europa verso Sud) proprio a partire dal governo delle migrazioni;
  • l’istituzione di corridoi umanitari, ben conoscendo le difficoltà che il mondo ci presenta e i compromessi di realpolitik che l’Europa ha dovuto realizzare negli ultimi anni per limitare il fenomeno in certe rotte;
  • il tema della regolamentazione dei flussi di migranti regolari anche per rispondere alle richieste di importanti settori economici nazionali.

Detto tutto questo, resta scoperto il nodo politico. Come governiamo, e come governeremo in prospettiva, il rapporto tra gli Stati burocratici e le società aperte ? A questa domanda non c’è risposta: serve pensiero complesso ma la linearità, purtroppo, ancora domina.

(English version)

We must realistically note, in terms of historical judgement, a world-summary of bureaucratic States, traversed by a lack of political-diplomatic dialogues. We observe a world in which national systems, out of fear and the growing impact of global phenomena on the territories of individual countries, seek to invest in their own legitimate security by raising the bar of immunisation ever higher. A choice that is understandable at first glance, but very risky when looking at the medium and long term.

Global phenomena, starting with ‘forced’ migrations as an irreversible and structural process, do not ask for permission in the face of borders that are now anti-historical. We are aware of the difficulties of governing and it is not a question of which parties are in power.

The issue is about the ruling classes. Looking at migrations as a paradigm of the great transformation in which humanity is immersed, we are convinced that a new public discourse is needed.

We share:

  • the ‘clampdown’ on human traffickers, although we are not convinced that increasing prison sentences works – effectively – as a deterrent;
  • the importance of at least a continental approach to migratory phenomena. There is no doubt, from Italy’s point of view, that the Dublin Treaty must be urgently and radically revised and that Europe must find, as in the days of the pandemic, the courage of history. We need redistribution not only on a voluntary basis. Italy, an unsolicited advice, should become the promoter of a ‘European re-establishment initiative’ (Europe to the South) precisely starting with migration governance;
  • the establishment of humanitarian corridors, knowing full well the difficulties that the world presents us with and the compromises of realpolitik that Europe has had to make in recent years to limit the phenomenon in certain routes;
  • the issue of regulating the flow of regular migrants also to meet the demands of important national economic sectors.

Having said all this, the political knot remains uncovered. How do we govern, and how will we govern in the future, the relationship between bureaucratic States and open societies? There is no answer to this question: complex thinking is needed, but linearity, unfortunately, still dominates.

 

 

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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