(Marzia Giglioli)
Tecnologia e limiti. Il sito di una start-up legge i volti e riconosce chi siamo. Alcuni big frenano, e’ troppo pericoloso
Si può scattare una foto per strada, caricarla su un motore di ricerca e poco dopo avere i dati identificativi della persona. E’ possibile attraverso il sito di una start up, di cui volutamente non facciamo il nome, che attualmente sembra uno dei più sofisticati sistemi di riconoscimento facciale ed è disponibile on line.
In molti si chiedono quali rischi possa comportare una tecnologia di questo tipo.
L’ad di questa start up che viene dalla Georgia afferma che ‘i rischi sono sopravvalutati. Quando qualcuno cerca il nome della persona non viene visualizzato e poi la ricerca riguarda solo se stessi’. Ma non è difficile, dicono altri esperti, mettere insieme i pezzi e risalire al nome di qualcuno.
Comunque la società in questione ha deciso di bloccare l’accesso in 27 Paesi tra i quali l’Iran, la Cina e la Russia per evitare che le autorità possano usare il servizio per individuare l’identità di dissidenti o di manifestanti.
Il riconoscinento facciale rappresenta uno dei settori più interessanti ed è stato sviluppato già da alcuni big come Google e Meta che poi si sono fermati, afferma Kashmir Hill del Times e ciò nonostante il grande potenziale di business, segnando un precedente unico nel competitivo mondo della Silicon Valley.
L’ex CeO di Google Eric Schmidt, già nel 2011, dichiarò che questa tecnologia era stata creata ma era stata ‘bloccata’ perché troppo pericolosa se utilizzata da mani sbagliate.
Il timore è che ora piccole start up possano entrare sul mercato laddove i big hanno rinunciato. Nell’ UE i legislatori stanno discutendo sul divieto della tecnologia del riconoscimento facciale nei luoghi pubblici e negli Usa si riflette su nuove leggi di tutela.
Intanto, l’attivista Ella Jakubowska ha lanciato la campagna ‘Reclaim your face’ per proteggere il volto da ogni scansione.
La tutela dei volti è un tema complesso e riempie la letteratura del web e, ancor prima della rete, le riflessioni sulla difesa all’immagine.
Ricordo, molti anni fa, una foto che diventò il simbolo delle stragi di Sarayevo. Era una bimba in braccio a sua madre. Il volto devastato da una granata. La loro fuga verso la salvezza aveva fatto il giro del mondo.
Tra le mille foto che arrivavano all’Ansa, dove lavoravo, scegliemmo quella e fu come pensare all’unisono. Occupò le prime pagine dei giornali e un aereo della Presidenza del Consiglio parti per trovare quella bimba e farla operare agli occhi.
Dopo qualche giorno pubblicammo la foto dei bimbi di Sarajevo con le stampelle perchè mutilati dalle bombe. Era una denuncia muta, ma valeva più delle parole.
Giunse in quei giorni un ‘richiamo’ dell’allora presidente della Repubblica italiana, Oscar Luigi Scalfaro, per ricordare a tutti che, anche con le migliori intenzioni, i volti dovevano essere rispettati e avevano diritto al massimo rispetto. Tutti i volti, non solo quelli dei minori.
Nell’ era dei social il codice sui volti viene infranto continuamente, l’uso sul web delle persone sappiamo dove porta e quali degenerazioni abbia creato. Vanno ridisegnati i confini e non basta la legge sulla privacy. È questione più complessa. Parla di genere, di fragilità, di rispetto e la tecnologia non può scardinarli.
(English version)
Technology and limits. The website of a start-up reads faces and recognises who we are. Some biggies put the brakes on, it’s too dangerous
You can take a photo on the street, upload it to a search engine and shortly afterwards have the person’s identification data. This is possible through the site of a start-up, which we deliberately do not name, which currently seems to have one of the most sophisticated facial recognition systems available online.
Many wonder what risks such a technology might entail.
The CEO of this start-up from Georgia says that ‘the risks are overestimated. When someone searches for the person’s name, it is not displayed and then the search only concerns themselves’. But it is not difficult, other experts say, to put the pieces together and trace someone’s name.
However, the company in question decided to block access in 27 countries including Iran, China and Russia to prevent authorities from using the service to identify dissidents or protesters.
Facial recognition represents one of the most interesting sectors and has already been developed by some biggies such as Google and Meta, which have since stopped, says Kashmir Hill of the Times, despite its great business potential, setting a unique precedent in the competitive world of Silicon Valley.
Former Google CEO Eric Schmidt, back in 2011, stated that this technology had been created but had been ‘blocked’ because it was too dangerous if used by the wrong hands.
The fear is that small start-ups may now enter the market where the big have given up. In the EU, legislators are debating banning facial recognition technology in public places and, in the US, new protection laws are being considered.
Meanwhile, activist Ella Jakubowska has launched the ‘Reclaim your face’ campaign to protect faces from being scanned.
The protection of faces is a complex issue and fills the literature of the web and, even before the web, reflections on image protection.
I remember, many years ago, a photo that became the symbol of the Sarayevo massacres. It was a little girl in her mother’s arms. Her face devastated by a grenade. Their flight to safety had gone around the world.
From the thousands of photos that arrived at Ansa agency, where I worked, we chose that one and it was like thinking in unison. It occupied the front pages of the newspapers and a plane from the Presidency of the Council left to find that little girl and operate on her eyes.
A few days later, we published the photo of the children in Sarajevo on crutches because they had been mutilated by the bombs. It was a silent denunciation, but it was worth more than words.
In those days a ‘call’ came from the then President of the Italian Republic, Oscar Luigi Scalfaro, to remind everyone that, even with the best of intentions, faces had to be respected and were entitled to the utmost respect. All faces, not just those of minors.
In the age of social media, the code on faces is constantly being broken, the web use of people we know where it leads and what degenerations it has created. Boundaries have to be redrawn and the privacy law is not enough. It is a more complex issue. It is about gender, fragility, respect and technology cannot break them.
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