Restituire futuro alla democrazia – Returning the future to democracy

Un report del think tank GMF affronta il tema dell’arretramento democratico. Si tratta di un documento che evidenza la complessità delle sfide che percorrono i nostri sistemi democratici e di quanto sia necessario un ripensamento sistemico.

Secondo noi, più che di arretramento occorrerebbe concentrarsi sul progressivo svuotamento democratico. Si tratta di un processo che vediamo ogni giorno perché riguarda ciò che è al centro della nostra riflessione: la sostenibilità sistemica. Due processi concorrono, compresenti, a determinare tale progressivo svuotamento: la crisi de-generativa dell’azione politica e la crescente pervasività delle dinamiche planetarie.

Negli ultimi decenni abbiamo ampiamente promosso la democrazia come modello vincente ma non ci siamo preoccupati, secondo paradigmi davvero post-novecenteschi, di ciò che accadeva al suo interno. Ci siamo auto-ingannati sul fatto che, ‘dicendo democrazia’, i popoli in giro per il mondo avrebbero ritrovato libertà, benessere, pace e sicurezza; altresì, attaccando alla parola democrazia l’aggettivo ‘liberale’, abbiamo immaginato, ancora auto-ingannandoci,  che il mercato fosse risolutivo, addirittura auto-regolantesi. Auto-inganno nell’auto-inganno mentre là fuori, nel mondo, tutto si trasformava. Eppure, ancora oggi, anno domini 2023, qualcuno pensa che valga l’equazione lineare ‘democrazie vs autocrazie’: complessità tradita.

Lo svuotamento democratico è tema che ci riguarda tutti, direttamente. Riguarda le mancate risposte alle disuguaglianze che stanno spezzando le nostre società; riguarda la carenza di rappresentanza sostanziale degli interessi diffusi di cittadini sempre più delusi e distanti da procedure incapaci di dialogo nella realtà; riguarda la pericolosa violenza-per-la-violenza (male banale). Ancora, lo svuotamento democratico va inquadrato nel tema della burocratizzazione dello Stato: qui intendiamo sottolineare l’innalzamento oltre misura dei livelli di immunizzazione di uno Stato che non intende solo più, e giustamente, difendersi dalle minacce esterne ma che vuole chiudersi nelle frontiere, barricare le ‘piccole patrie’ che nulla possono contro il mondo-in-casa.

Le democrazie, per concludere questo contributo, dovrebbero anzitutto guardarsi dentro. Se non avviamo sostanziali processi di autocritica, ripensando per rifondare i nostri sistemi democratici, il destino non sarà roseo. La policrisi de-generativa (anzitutto i cambiamenti climatici) non aspetta ma il mondo multipolare che vediamo evolvere può essere una grande occasione anche per democrazie che vogliamo ricongiungersi con la storia vera: per ritrovare le ragioni del futuro.

(English version)

A report by the think tank GMF addresses the issue of democratic backwardness. It is a document that highlights the complexity of the challenges facing our democratic systems and the need for a systemic rethink.

In our opinion, rather than backwardness, we should focus on the progressive emptying of democracy. This is a process we see every day because it concerns what is at the heart of our thinking: systemic sustainability. Two processes coexist to determine this progressive emptying: the de-generative crisis of political action and the increasing pervasiveness of planetary dynamics.

In recent decades, we have widely promoted democracy as a winning model, but we have not been concerned, according to truly post-nineteenth-century paradigms, with what was happening within it. We have self-deceived ourselves that, ‘by saying democracy’, peoples around the world would find freedom, well-being, peace and security; also, attaching to the word democracy the adjective ‘liberal’, we have imagined, still self-deceiving, that the market was decisive, even self-regulating. Self-deception within self-deception while out there, in the world, everything was being transformed. Yet, even today, anno domini 2023, someone thinks the linear equation ‘democracies vs. autocracies’ applies: complexity betrayed.

Democratic emptying is an issue that affects us all, directly. It concerns the failure to respond to the inequalities that are tearing our societies apart; it concerns the lack of substantive representation of the diffuse interests of citizens increasingly disillusioned and distant from procedures incapable of dialogue in reality; it concerns the dangerous violence-for-violence (a banal evil). Again, the democratic emptying out should be framed in the theme of the bureaucratisation of the State: here we intend to emphasise the outsized increase in the levels of immunisation of a State that no longer intends only, and rightly so, to defend itself against external threats, but that wants to close itself within its borders, to barricade in the ‘small homelands’ that can do nothing against the world at home.

Democracies, to conclude this contribution, should first of all look inwards. If we do not initiate substantial processes of self-criticism, rethinking to refound our democratic systems, the fate will not be rosy. De-generative polycrisis (first and foremost climate change) does not wait, but the multipolar world we see evolving can also be a great opportunity for democracies that want to reconnect with real history: to rediscover the reasons for the future.

 

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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