Resilienza comunitaria agli shock (complessi) da cambiamenti climatici – Community resilience to (complex) climate change shocks

Di fronte alla potenza dei cambiamenti climatici servono approcci proattivi e non solo reattivi. Rendere le comunità umane più resilienti non è più una scelta ma una necessità strategica. E’ tempo di un vero, e complesso, realismo politico: è tempo di geo-consapevolezza.

Ragionare in termini complessi ci mostra come crisi ambientali, economiche, di salute pubblica e minacce alla stabilità economica siano processi inter-in-dipendenti e mai separabili sia in termini di analisi che di decisioni politiche. Angela William (CEO di United Way Worldwide), per il World Economic Forum, scrive che nel 2022, si stima che 8,7 milioni di persone siano state sfollate a causa di eventi meteorologici estremi, con un aumento del 45% rispetto al 2021, e 258 milioni di persone in 58 Paesi hanno dovuto affrontare l’insicurezza alimentare. Circa un miliardo di persone rischia di essere sfollato da qui al 2050 a causa di “cambiamenti ambientali, conflitti e disordini civili”. Non possiamo sottovalutare la relazione tra questi fenomeni.

Di fronte a tutto questo, comunità deboli, umanamente e infrastrutturalmente, rischiano di più e incrementano – al loro interno – disuguaglianze non più accettabili. Williams propone partnership pubblico-private che guardino al complesso-di-realtà, al complesso dei rischi evidenti ed emergenti e al complesso delle soluzioni. La resilienza rispetto agli shock interni ed esterni ai diversi contesti si vince attraverso il consolidamento delle relazioni comunitarie e delle  infrastrutture, non necessariamente grandi opere, che considerino la sostenibilità sistemica, di ogni mondo e del mondo, la frontiera sulla quale lavorare insieme. Al di là della retorica lineare, purtroppo ancora dominante.

(English version)

Faced with the power of climate change, proactive, not just reactive approaches are needed. Making human communities more resilient is no longer a choice but a strategic necessity. It is time for true, and complex, political realism: it is time for geo-awareness.

Thinking in complex terms shows us how environmental, economic, public health crises and threats to economic stability are inter-in-dependent processes that are never separable in terms of both analysis and policy decisions. Angela William (CEO of United Way Worldwide), for the World Economic Forum, writes that in 2022, an estimated 8.7 million people were displaced due to extreme weather events, marking a 45% increase from 2021, and 258 million people across 58 countries faced food insecurity. Approximately one billion people are at threat of being displaced between now and 2050 due to “environmental change, conflict, and civil unrest.” We cannot underestimate the relationship between and among these phenomena

In the face of all this, weak communities, humanly and infrastructurally, risk more and increase – within themselves – inequalities that are no longer acceptable. Williams proposes public-private partnerships that look at the complex-of-reality, the complex of evident and emerging risks and the complex of solutions. Resilience to internal and external shocks is won through the consolidation of community relations and infrastructure, not necessarily major works, that consider systemic sustainability, of each world and the world, the frontier on which to work together. Beyond the linear rhetoric, unfortunately still dominant.

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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