Elaborare una bussola geostrategica è compito arduo in un mondo dalla crescente complessità. La protezione della vita deve essere la priorità.
In molti guardano, mentre il mondo si riarma, al tema dello sviluppo sostenibile. Gli obiettivi delle Nazioni Unite, a cui tutti i soggetti (statuali e non) dicono di voler tendere per la sostenibilità politico-strategica del mondo e dei mondi, sono vittime della distanza tra le buone intenzioni e la volontà politica (a sua volta vittima d’interessi diversi, molto spesso divergenti). Eppure, grazie, alle nuove tecnologie, oggi abbiamo la possibilità concreta di cambiare via.
Sappiamo che la rivoluzione tecnologica, come ogni fenomeno umano, non è neutra. Altrettanto sappiamo, e ogni giorno lo documentiamo, come le tecnologie stiano aiutando l’uomo in molti campi sensibili: la salute, la transizione ecologica, il governo delle città e dei territori, solo ad esempio.
Nel nome dello sviluppo umano integrale, serve un “nuovo coinvolgimento” tra classi dirigenti e frontiere dell’innovazione tecnologica. Un coinvolgimento né appiattito sulle ragioni di una esasperata competizione tecnologica e di un laissez-faire a tecnologie “disruptive” né di matrice antagonista. Serve, insomma, un pensiero critico e complesso. Non si tratta di chiedere alle classi dirigenti di comprendere l’importanza della rivoluzione tecnologica ma di rendere quest’altra l’elemento trasformante la nostra bussola geostrategica.
Il governo politico del “cambio di era” è una sfida troppo importante per non essere affrontata in maniera adeguata. La rivoluzione tecnologica, dentro la megacrisi de-generativa che attraversa il mondo, ci vincola ad abbandonare progressivamente i paradigmi culturali e operativi che ancora utilizziamo e che riguardano un mondo che non c’è più. Se rimane la priorità della protezione della vita, e Papa Francesco ci dice ogni giorno quanto questa sia necessaria, il nostro agire deve tenere conto del futuro che già percorre il nostro presente.
(English version)
Devising a geostrategic compass is an arduous task in a world of increasing complexity. Protecting life must be the priority.
Many are looking, as the world rearms itself, to the issue of sustainable development. The goals of the United Nations, to which all actors (State and non-State) say want to strive for the political-strategic sustainability of the world and the worlds, are victims of the gap between good intentions and political will (itself a victim of different, very often divergent interests). And yet, thanks to new technologies, today we have a real chance to change course.
We know that the technological revolution, like any human phenomenon, is not neutral. We also know, and we document every day, how technologies are helping humanity in many sensitive fields: health, ecological transition, the governance of cities and territories, for example.
In the name of integral human development, a ‘new involvement’ is needed between the ruling classes and the frontiers of technological innovation. An involvement neither flattened on the reasons of an exasperated technological competition and a laissez-faire to ‘disruptive’ technologies nor antagonistic. What is needed, in short, is critical and complex thinking. It is not a question of asking the ruling classes to understand the importance of the technological revolution but to make it the transformative element of our geostrategic compass.
The political government of the ‘change of era’ is a too important challenge. The technological revolution, within the de-generational mega-crisis that is sweeping the world, constrains us to progressively abandon the cultural and operational paradigms that we still use and that relate to a world that no longer exists. If the priority of protecting life remains, and Pope Francis tells us every day how necessary this is, our actions must take into account the future that already runs through our present.
Il Manifesto della Società 5.0