La critica al multilateralismo, e alle istituzioni internazionali che lo incarnano, passa attraverso l’elaborazione dinamica di “giudizio storico”.
Scrive Pasquale Ferrara (Cercando un paese innocente. La pace possibile in un mondo in frantumi, Città Nuova 2023, pp. 109 e 110): In estrema sintesi, le istituzioni internazionali costituiscono la materializzazione della fiducia, che è un collante essenziale nelle relazioni internazionali. Istituzioni non sono solo le organizzazioni, ma anche le procedure, il contesto delle regole condivise, i principi fondamentali dell’ordine internazionale, come ad esempio che i trattati sottoscritti vanno rispettati.
Concordiamo sull’importanza della fiducia nelle relazioni internazionali: ci sembra, guardando al mondo-che-è, che l’estrema competizione sulla quale abbiamo investito negli ultimi decenni vada in direzione ostinata e contraria. Non foss’altro che l’esasperata competizione genera separazione, cercando sempre un nemico da sconfiggere, facendo de-generare la fiducia come collante.
Lavorare sul “giudizio storico” significa ri-costruire un clima di “realismo complesso” che aiuti la formazione di una critica al multilateralismo come formula necessaria ma rivelatasi poco efficace dentro la rivoluzione copernicana, cambio di era, in atto. Se vogliamo tendere alla sostenibilità strategica del mondo e dei mondi dobbiamo considerare come la fiducia sia, dopo l’implosione dell’Unione Sovietica, un obiettivo non raggiunto (anche se mai definitivamente raggiungibile …), anzi !
L’esasperata competizione ha costruito un clima di radicalizzazione degli e negli interessi nazionali e ha favorito un ambiente internazionale di reciproco sospetto. Più andremo avanti con una competizione senza regole, pur con molte iniziative (molto spesso solo tattiche) di cooperazione regionale e macro-regionale, più la situazione generale si farà fragile.
Non ci stupisce l’atteggiamento di voler imporre, con varie gradazioni di “power”, un interesse forte su contesti più deboli, determinandoli: va detto che tale atteggiamento riguarda tanto i sistemi autocratici quanto quelli democratici. Se facciamo “giudizio storico”, infatti, dobbiamo essere intellettualmente (il più possibile) onesti.
Pensare di costruire un mondo senza interessi nazionali è ipotesi del tutto irrealistica: pensare, invece, di mitigarne l’impatto per ri-costruire fiducia e tendere alla sostenibilità è assolutamente necessario.
Si tratta, allora, di lavorare in prospettiva di multi-bi-lateralismo, ripensando l’impianto multilaterale in chiave realisticamente complessa. Occorre passare dall’idea di mondo-uno a quella di mosaico-mondo: in essa, al centro vi è la relazione tra sistemi e non il sistema di volta in volta più forte. Guardando oltre, il mosaico-mondo ci dà l’idea di un ordine-in-progress che non potrà più somigliare al mondo che, lo si voglia o meno, ci siamo lasciati alle spalle.
Il dialogo dialettico è il processo che può aiutare il passaggio dal multilateralismo al multi-bi-lateralismo in un quadro valoriale che consideri la fraternizzazione del mondo non come un auspicio potenziale ma come l’unica scelta politica possibile. La fraternizzazione non è solo uno sguardo diverso nelle complessità del mondo e dei mondi ma è, dal punto di vista operativo, un metodo, fatto e fattore politico-strategico.
Riflessioni collegate
Dialogo dialettico e fraternizzazione del mondo
Il dialogo dialettico come possibilità trasformativa
Accoglienza aperta alla profezia