Open newsletter – 6 marzo 2022 a.m.

Gli uomini non hanno riposo, interessi economici e disegni militari vengono in urto, i popoli si agitano in continua irrequietezza, e un ordine succede all’altro, illuso di essere definitivo e di esaurire le energie creatrici di storia (Natalino Irti, Il Sole 24 Ore, 6 marzo 2022)

Dal fronte russo-ucraino (impatti e conseguenze) e molto altro 

Sulle crescenti difficoltà economiche di Mosca, nella spinta crescente su sanzioni mai viste prima, da parte di un Occidente che finalmente vede il vero volto dell’autocrate russo, scrive Massimo Giannini (La Stampa, 6 marzo 2022): (…) le sanzioni “shock and awe” fanno male, con il rublo svalutato del 20 per cento (…), la Banca centrale che non può più operare sui mercati esteri e una decina di banche commerciali già tagliate fuori dal circuito Swift. Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch hanno già degradato a spazzatura i bond di Mosca. I Cds, cioè i contratti che assicurano dal default, sono schizzati da 412 a 1584 punti, con una probabilità di insolvenza salita al 67 per cento. (…). Per quanto riguarda il “che fare”, il panorama è confuso, le opzioni sembrano ben poche e le analisi non possono che condursi al condizionale. Giannini richiama Lucio Caracciolo: (…) Possiamo provare ad aspettare che Putin, isolato e prostrato da una guerra che dura e che costa, alla fine getti la spugna: pare difficile (…) soprattutto perché intanto la carneficina ucraina non si ferma. Possiamo arrenderci alla conquista dell’Ucraina intera, provando poi ad assediarlo a nostra volta: o con il soft power, cioè una “guerra ibrida” al contrario fatta di restrizioni finanziarie e di boicottaggi culturali, dalle Olimpiadi alla Scala, o con l’hard power, cioè una “guerra calda” e “boots on the ground”, che trasformerebbe l’Ucraina in un super Afghanistan e lescerebbe sul campo un numero imcalcolabile di vittime.

Poi ci sono, elemento decisivo, gli impatti della guerra in corso sulle nostre economie (la chiamo guerra, contrariamente a molti analisti, perché è stata dichiarata da Putin in replica alle sanzioni imposte dall’Occidente). Lucrezia Reichlin (Corriere della Sera, 6 marzo 2022) scrive: La guerra potrebbe durare molto tempo, ma anche se si trovasse un compromesso temporaneo, il conflitto endemico con la Russia durerà e questo avrà effetto sull’economia italiana e europea attraverso una molteplicità di canali. Innanzitutto, attraverso un rialzo del prezzo dell’energia e una riorganizzazione strategica del suo approvvigionamento. In secondo luogo, attraverso l’influsso dei rifugiati e, infine, attraverso l’inevitabile escalation della spesa militare. L’effetto immediato della guerra è un radicale aumento delle materie prime che ha dato un’ulteriore spinta all’inflazione. Reichlin scrive della inevitabile sui conti pubblici (30 miliardi per l’accoglienza dei rifugiati solo nel 2022, aumento delle spese militari che si stima di circa 40 miliardi annui nell’UE). Aggiunge: Si pensi solo che la Germania, in una spettacolare inversione di politica estera, ha annunciato un fondo per la spesa militare di 100 miliardi da finanziare a debito. Reichlin descrive i movimenti del quadro geopolitico, soprattutto per l’Europa e a partire dall’energia: E’ probabile (…) che una escalation della guerra richiederà la misura aggiuntiva di un blocco delle importazioni. Questo naturalmente avrebbe forti ripercussioni sull’economia europea. Ma anche senza il blocco, nella nuova situazione geopolitica, l’Europa dovrà rivedere la sua strategia energetica per ridurre la dipendenza dalla Russia. Ciò comporterà un’azione coordinata a livello europeo e tra pubblico e privato: Ci sarà (…) bisogno non solo di coordinamento a livello europeo ma anche di una condivisione del rischio tra privato e pubblico. L’intrusione del pubblico nel mercato sarà inoltre necessaria per limitare le quantità con misure amministrate. Per l’Europa è un momento davvero strategico. Scrive ancora Reichlin: Anche non reintroducendo le regole del patto di stabilità, la situazione è altamente rischiosa. Richiede, a mio avviso, dichiarare uno stato di emergenza in cui la Banca centrale possa coordinarsi (in rispetto dell’indipendenza) con le autorità di bilancio per assicurare – attraverso una molteplicità di strumenti  – condizioni favorevoli di rifinanziamento del debito pubblico, strumenti mirati di politica fiscale  a livello nazionale e nuovi meccanismi comuni per l’approvvigionamento energetico e per l’accelerazione della transizione verde. L’architettura del governo economico europeo non è facilmente adattabile a queste esigenze. Inoltre, i Paesi dell’Unione affrontano questa situazione con condizioni di partenza molto diverse: diversi livelli di debito pubblico e un diverso grado di dipendenza dal gas russo. Ma non abbiamo scelta. Mai come oggi l’Unione deve mantenere la coesione necessaria a una ferma capacità di azione strategica. Mai come oggi si trova ad affrontare una sfida esistenziale dal cui esito dipenderà la sua sopravvivenza. 

Sergio Fabbrini, Il Sole 24 Ore del 6 marzo, analizza lucidamente (e realisticamente) la necessità di centralizzare la spesa europea per la difesa: (…) l’Europa non può aspettare che passi la nottata. Tant’è che l’Unione europea (…), per la prima volta, ha deciso di trasferire armi letali al governo ucraino del presidente Volodymyr Zelenskyy. Olaf Scholz, in una settimana, ha messo in soffitta una politica decennale di appeasement tedesco nei confronti della Russia, decidendo di investire più del 2% del Pil nazionale (100 miliardi di euro) nella difesa (come previsto da un impegno preso dai membri della Nato nel 2006 e mai rispettato). Emmanuel Macron e Mario Draghi hanno proposto di accelerare il progetto dell’Unione della difesa. Bene, ma non basta. Come ha riportato Raul Castro su LaVoce.info, la spesa per la difesa degli Stati  membri dell’Ue è già cresciuta del 25% tra il 2014 (annessione russa dell’Ucraina) e il 2020 (raggiungendo i 198 miliardi, 1,5% del Pil dell’Ue), ma ciò non ha accresciuto le capacità di difesa dell’Ue in quanto tale. L’incremento di spesa ha portato alla duplicazione dei progetti e alla moltiplicazione dei costi, con il risultato che abbiamo avuto più spesa nazionale ma meno difesa europea. Occorre invece centralizzare la parte strategica della spesa per la difesa, mettendola al servizio di un progetto europeo di difesa distinto da quelli nazionali (Domenico Moro, tra gli altri, l’ha definito il progetto del “28esimo esercito”). Se la pandemia ci ha obbligato ad avviare la costruzione di una capacità fiscale centrale, l’aggressività russa deve spingerci a costruire una capacità militare centrale, distinta ma non sostitutiva di quelle nazionali, governata da autorità democratiche sovranazionali. Insomma, l’aggressione russa all’Ucraina non è l’atto crudele di un Macbeth uscito da una tragedia shakespeariana. Essa esprime la visione del gruppo dirigente della Federazione Russa finalizzata ad allargare lo “spazio vitale” (o meglio imperiale) di quest’ultima. Occorre contenere con determinazione tale visione affinché si creino le condizioni interne a quel  Paese per il suo rovesciamento. Ciò richiederà un salto di qualità nella difesa europea, senza rinunciare alle cooperazioni possibili. Se la Federazione Russa si comporta militarmente da “Stato canaglia”, come tale va affrontata.

Al Jazeera

(Russia – Ucraina) Visa e Mastercard annunciano la sospensione delle operazioni in Russia (Visa, Mastercard to suspend operations in Russia)

East Asia Forum 

(India – Crisi ucraina) La decisione di Mosca di riconoscere le Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk e avviare una “operazione militare speciale” in Ucraina ha creato una situazione complicata per l’India. La reazione immediata di Delhi alla crisi è stata contenuta, neutrale e focalizzata a garantire la sicurezza dei suoi cittadini all’interno dell’Ucraina. (Artyom Lukin, Aditya Pareek – India’s aloof response to the Ukraine crisis)

Global Times

(Cina – Crisi ucraina) La Cina incoraggia i colloqui diretti tra Russia e Ucraina, nonché dialoghi paritari tra Stati Uniti, NATO, UE e Russia nell’affrontare i conflitti accumulati nel corso degli anni, ha affermato domenica un portavoce della Missione cinese presso l’UE in risposta alle osservazioni di un funzionario UE sul ruolo della Cina come mediatore. Il capo della politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell ha affermato che la Cina dovrebbe mediare i futuri colloqui di pace tra Russia e Ucraina poiché le potenze occidentali non possono svolgere il ruolo, ha riferito sabato l’AFP. “Non ci sono alternative… Dev’essere la Cina, ne sono sicuro”, ha detto Borrell in un’intervista al quotidiano spagnolo El Mundo pubblicata venerdì sera. ( China’s EU Mission calls for fair talks between US, NATO, EU and Russia in response to EU official’s remarks of China being ‘mediator’ that ‘Western powers cannot fulfill’)

Reuters

(Russia – Ucraina) Tragedia umanitaria. Si prevedono 1,5 milioni di rifugiati dalla Ucraina (, – Ukrainian refugees near 1.5 million as Russian assault enters 11th day)

(Russia – Ucraina) Nell’ottica di tagliare i rapporti tra la Russia e i suoi alleati, ieri alti funzionari statunitensi si sono recati in Venezuela per colloqui con il governo del presidente Nicolas Maduro (U.S. officials travel to Venezuela, a Russian ally, for talks – source)

(Russia – Ucraina) Secondo l’intelligence britannica, la resistenza ucraina ha sorpreso l’esercito russo che prende di mira aree popolate tra cui Kharkiv, Chernihiv and Mariupol. (UK intelligence says Russia targeting populated areas in Ukraine)

(Yemen) Gli Houthi dello Yemen hanno firmato un accordo con le Nazioni Unite per occuparsi di una petroliera in decomposizione che minaccia di sversare 1,1 milioni di barili di greggio al largo delle coste del Paese dilaniato dalla guerra. (Yemen’s Houthis agree U.N. proposal to offload decaying oil tanker)

(Yemen) Uomini armati nello Yemen, governatorato orientale di Hadramout, hanno rapito due dipendenti di Medici Senza Frontiere (Doctors Without Borders workers kidnapped in Yemen)

RFE RL

(Russia – Ucraina) Radio Free Europe/Radio Liberty ha sospeso le sue attività in Russia dopo che le autorità fiscali locali hanno avviato una procedura di fallimento contro la filiale nel Paese il 4 marzo e la polizia ha intensificato la pressione sui suoi giornalisti. Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che potrebbe condannare a 15 anni di reclusione qualsiasi giornalista che si discosti dalla posizione del Cremlino sulla guerra in Ucraina. RFE/RL Suspends Operations In Russia Following Kremlin Attacks (rferl.org)

(Russia – Ucraina) L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ha stimato che il numero dei rifugiati potrebbe aumentare fino a 4 milioni entro luglio. Number Of Ukrainian Refugees Nears 1.5 Million As Russian Invasion Enters 11th Day

(Iran Nuclear Deal – Russia) Il 4 marzo il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato, in relazione alle massicce sanzioni  statunitensi sulla guerra della Russia in Ucraina, che Mosca avrebbe insistito per “garanzie scritte al livello minimo del segretario di stato [degli Stati Uniti]” prima di sostenere un nuovo nucleare trattare con l’Iran. Teheran critica Mosca (Iranian Official Says Russia Could Harm Nuclear Talks By Linking Sanctions Against It To Deal)

Voice of America

(Iran Nuclear Deal) L’Iran ha accettato di fornire le risposte attese dall’organismo di controllo nucleare delle Nazioni Unite. Una dichiarazione congiunta di Mohammad Eslami, capo dell’Organizzazione civile per l’energia atomica dell’Iran, e Rafael Mariano Grossi dell’International Atomic Energy, è arrivata poche ore dopo che i due si sono incontrati a Teheran (Iran to Answer UN Nuclear Questions as Deal Talks Near End)

(Afghanistan) Un alto leader dei talebani afghani, indicato dagli Stati Uniti come un terrorista, ha fatto la sua prima apparizione pubblica sabato, la prima da quando il gruppo islamista ha preso il potere ad agosto, pochi giorni prima che le forze internazionali guidate dagli Stati Uniti si ritirassero dal paese. Si tratta del ministro dell’Interno ad interim Sirajuddin Haqqani (Ayaz GulWanted Taliban Leader Makes Public Appearance in Kabul)

(Russia – Ucraina) Secondo l’Ambasciata ucraina a Washington, 3000 volontari americani partiranno per rafforzare la resistenza ucraina (Myroslava GongadzeAmerican Veterans Volunteer to Fight in Ukraine)

(Sri Lanka) L’Alto Commissario ONU per i diritti umani spinge lo Sri Lanka per una riforma radicale del sistema giudiziario (Lisa SchleinUN: Impunity Remains Widespread in Sri Lanka)

(Somalia) Dramma siccità in Somalia. Le Nazioni Unite stimano che 4,3 milioni di somali siano colpiti dalla siccità e più di mezzo milione gli sfollati (Mohamed DhaysaneSomalia’s Worst Drought in Decades Escalates)

(Camerun) Il Camerun ha inviato militari e alti funzionari civili per chiedere ai residenti di non fuggire da Ekondo Titi, una città occidentale di lingua inglese dove i separatisti anglofoni questa settimana hanno ucciso sette persone. Il governo dice che centinaia di civili stanno fuggendo verso luoghi più sicuri. (Moki Edwin KindzekaCameroon Urges Civilians Not to Flee After Separatist Bomb Kills 7

(Cina) La Cina ha deciso di aumentare la spesa per la difesa del 7,1%, che è l’aumento più grande dal 2019. “Mentre l’attenzione del mondo è dirottata sull’Ucraina, non si può escludere un’escalation attraverso lo Stretto di Taiwan, nel Mar Cinese Meridionale e lungo i contesi confini himalayani con l’India”, Mohan Malik, analista strategico, ha detto a VOA. (Saibal DasguptaChina Boosts Military Spending Amid Ukraine Uncertainties

 

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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