Economic interdependence in the globalized world is a strategic issue.
The think tank Peterson Institute for International Economics, in a reflection published on 12 September, analyzes the reality and risks resulting from the worsening of economic and trade relations between the US and China.
If the decoupling between the two geopolitical giants is a bad news for all, for the countries concerned and for the world, there is a passage of the analysis that deserves to be highlighted: The world needs more, not less, risk-sharing.
We stop on this point, recalling the definition of the G-zero world evoked by Ian Bremmer. The sharing of risks, after their understanding, is decisive.
Any form of decoupling and separation is to be avoided because it goes against the goal of the political sustainability of the world. All the “players”, state and non-state, must be called to the negotiating table of the great planetary issues.
No national or particular interest can be placed before the general interest of political sustainability. This paradigm shift is the real political breakthrough needed. Dialogue, mediation and negotiation must enter the complex framework of a renewed geostrategic thinking.
If the order we knew no longer exists, the new order struggles to form and, certainly, will not have the previous characteristics. Flexibility in interrelation, and in the continuous metamorphosis of risks, represents the frontier to be crossed: no one excluded.
Italian version
L’interdipendenza economica nel mondo globalizzato è un tema strategico.
Il think tank Peterson Institute for International Economics, in una riflessione pubblicata il 12 settembre, analizza la realtà e i rischi conseguenti al peggioramento delle relazioni economiche e commerciali tra USA e Cina.
Se il disaccoppiamento tra i due giganti geopolitici non è un bene per nessuno, per i Paesi interessati e per il mondo, c’è un passaggio dell’analisi che merita di essere evidenziato: The world needs more, not less, risk-sharing.
Ci fermiamo su questo punto, richiamando la definizione di mondo G-zero evocata da Ian Bremmer.
La condivisione dei rischi, dopo la loro comprensione, è decisiva. Ogni forma di disaccoppiamento e separazione è da evitare perché va contro l’obiettivo della sostenibilità politica del mondo.
Tutti i “player”, statali e non statali, devono essere chiamati al tavolo negoziale delle grandi questioni planetarie. Nessun interesse nazionale o particolare può essere posto prima dell’interesse generale della sostenibilità politica.
Questo cambio di paradigma è la vera svolta politica necessaria. Il dialogo, la mediazione e il negoziato devono entrare nel quadro complesso di un rinnovato pensiero geostrategico. Se l’ordine che conoscevamo non esiste più, il nuovo ordine fatica a formarsi e, certamente, non avrà le caratteristiche precedenti. La flessibilità nell’interrelazione, e nella continua metamorfosi dei rischi, rappresenta la frontiera da percorrere: nessuno escluso.