(Marzia Giglioli)
Clima: quest’anno ancora più caldo. I primi dati 2024. Gli esperti: troppe anomalie, previsioni sempre più impossibili
L’unica certezza è che quest’anno sarà molto caldo. Così caldo che alcuni esperti stanno già prevedendo che potrebbe battere il 2023 ed essere l’anno più rovente mai registrato.
Il cambiamento climatico è sempre più palese insieme al co-fattore di El Nino e all’uso dei combustibili fossili. La febbre del pianeta continua a crescere. Nel 2023, la media è stata di circa 1,4°C più alta rispetto all’era preindustriale e ora le prime stime suggeriscono che quest’anno la temperatura salirà da 1,3° a 1,6°C.
Proprio per l’incombenza di El Nino, la parte più calda dell’Oceano Pacifico si sta spostando verso est, e ci si attende pertanto una “riorganizzazione” dei venti e delle precipitazioni in tutto il pianeta. Ciò probabilmente significherà una tendenza alla siccità in vari luoghi solitamente con molte precipitazioni e viceversa. Entrambi questi cambiamenti avranno implicazioni per l’agricoltura, tanto che l’ONU è particolarmente preoccupata per l’insicurezza alimentare di quest’anno a causa – soprattutto – della siccità nell’Asia orientale, nell’Africa meridionale e nell’America centrale.
Lo spostamento di acqua più calda e le precipitazioni attraverso il Pacifico causato da El Niño porteranno inoltre cieli più sereni sul sud-est asiatico, in particolare dove confina con l’oceano. Ma questo significa anche che il sole seccherà il terreno e la vegetazione, aumentando il rischio di incendi. L’Indonesia, in particolare, sta già subendo alcuni dei peggiori incendi boschivi dal 2019, afferma Thomas Smith, professore associato di geografia ambientale alla London School of Economics. È probabile che i primi mesi di quest’anno portino un maggiore rischio di incendi in queste aree, così come nell’Australia orientale. Negli Stati Uniti e in Canada si prevede che El Niño porterà molto caldo sulla costa nord-occidentale del Pacifico in primavera, il che significa che quelle regioni potrebbero essere interessate da una grave stagione di incendi estivi. Ed anche in Alaska il rischio di incendi sarà particolarmente elevato.
La riduzione record del ghiaccio marino e le temperature elevate della superficie del mare dello scorso anno potrebbero anche generare impatti inaspettati in Europa, afferma Vikki Thompson, climatologo presso il Royal Netherlands Meteorological Institute. “È probabile che il cambiamento nel ghiaccio marino abbia un impatto sulla corrente attraverso il Nord Atlantico il che potrebbe portare a tempeste più forti in tutta Europa”, afferma. “Oppure le tempeste potrebbero avere un andamento diverso e avere un impatto su un’area differente rispetto a quelle che erano le regioni più probabili in passato”.
Sono troppe infatti le anomalie climatiche e potremmo trovarci di fronte a dinamiche meteo che gli esperti definiscono in sostanza ‘non comprensibili’.
“Non sappiamo se sia successo qualcos’altro nel sistema climatico e potremmo aver superato un punto di svolta”, afferma Carlo Buontempo, direttore del servizio Copernicus sui cambiamenti climatici presso il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine. “Non ne abbiamo prove, ma non abbiamo nemmeno prove del contrario”.
La ‘saggezza convenzionale’ degli esperti di clima suggerisce che il secondo anno di El Niño sia più caldo del primo e che dopo questo picco El Niño si potrebbe placare.
A quel punto, le temperature dovrebbero tornare alla normalità, vale a dire ancora in aumento, ma non così fuori tendenza.
L’unica certezza è che la febbre del pianeta che non sembra invertire la rotta.
(fonte: Bloomberg)