(Carlo Rebecchi)
Israele, per Blinken l’attacco di Hamas non ha distrutto il filo di dialogo con l’Arabia Saudita
Le migliaia di morti provocati dalla guerra scatenata da Hamas contro Israele – oltre mille uccisi nell’attacco del 7 ottobre, più di ventimila in tre mesi le vittime della risposta israeliana a Gaza – non sembrano aver distrutto del tutto la speranza di riportare la pace nella regione. Lo ha fatto capire il segretario di Stato americano Antony Blinken, alla sua quarta missione nei Paesi arabi in novanta giorni. Per Blinken ci sono “reali opportunità” per un miglioramento delle relazioni tra Israele e i suoi vicini: il filo di dialogo che dovrebbe portare al riconoscimento diplomatico tra Israele e l’Arabia Saudita, che con il suo attacco Hamas ha tentato di spazzare via, non si è strappato. Lo ha garantito a Blinken il principe saudita Mohammed Bin Salman, con il quale il segretario di Stato ha avuto un lungo colloquio prima di volare a Gerusalemme per incontrarsi con il premier israeliano Netanyahu. L’inviato del presidente Biden ha trasmesso al capo del Governo di Israele la disponibilità del principe saudita, insieme con le due condizioni indispensabili per non rompere del tutto il dialogo: la fine della “guerra” a Gaza e “passi concreti” verso la creazione di uno Stato palestinese.
Nonostante la durezza della guerra, di cui il prezzo più alto lo stanno pagando i civili palestinesi, secondo quanto ha detto Blinken, il mondo arabo è “pienamente d’accordo” per ristabilire il dialogo con Israele fine di creare una “pace sostenibile” nella regione. In questo senso si sono espressi tutti gli interlocutori che Blinken ha sentito in Turchia, Grecia, Giordania, Qatar, Emirati Arabi e Arabia Saudita. Lo sforzo diplomatico di Blinken è sostenuto anche dagli altri grandi Paesi del mondo occidentale, a cominciare da quelli del G7 di cui l’Italia ha la presidenza di turno dal primo gennaio di quest’anno. Il ministro degli Esteri Tajani, che in queste ore ha avuto colloqui telefonici con tutti i colleghi del G7, ha indicato che il principale obiettivo della presidenza italiana è di “lavorare con Israele” per giungere nel più breve tempo possibile alla fine della guerra.
Più di un osservatore definisce “importante” il ruolo che il G7, stando alle parole di Tajani, potrebbe avere. Se è evidente che la responsabilità della guerra è tutta di Hamas, è altrettanto visibile infatti che la dura risposta israeliana, da alcuni definita una “vendetta”, ha suscitato reazioni critiche e negative nelle opinioni pubbliche di molti Paesi. Anche i moniti del presidente Biden, che ribadendo l’appoggio totale degli Usa ad Israele ha invitato più volte il premier Netanyhau a prestare maggiore attenzione alla sorte dei civili palestinesi, sono rimasti finora apparentemente inascoltati. In queste condizioni, il pubblico appoggio del G7 aiuta gli Stati Uniti e lo stesso Israele a uscire dall’isolamento nel quale sono venuti a trovarsi, e rende pubblico l’impegno dell’Occidente ad essere vicino ad Israele ed ai palestinesi anche per la ricostruzione di Gaza e per ogni iniziativa che permetta di riportare la stabilità nella regione.
(English version)
Israel, for Blinken the Hamas attack did not destroy the thread of dialogue with Saudi Arabia
The thousands of deaths caused by the war unleashed by Hamas against Israel – over a thousand killed in the attack on 7 October, more than twenty thousand victims of the Israeli response in Gaza in three months – do not seem to have completely destroyed the hope of restoring peace in the region. This was made clear by US Secretary of State Antony Blinken, on his fourth mission to Arab countries in ninety days. For Blinken there are “real opportunities” for an improvement in relations between Israel and its neighbors: the thread of dialogue that should lead to diplomatic recognition between Israel and Saudi Arabia, which with its attack Hamas attempted to wipe out, not it tore. This was guaranteed to Blinken by Saudi Prince Mohammed Bin Salman, with whom the Secretary of State had a long conversation before flying to Jerusalem to meet with Israeli Prime Minister Netanyahu. President Biden’s envoy conveyed the Saudi prince’s availability to the head of the Israeli government, together with the two indispensable conditions to avoid completely breaking off the dialogue: the end of the “war” in Gaza and “concrete steps” towards the creation of a Palestinian state. Despite the harshness of the war, for which Palestinian civilians are paying the highest price, according to what Blinken said, the Arab world is “fully in agreement” to re-establish dialogue with Israel in order to create a “sustainable peace” in the region. All the interlocutors that Blinken heard from in Turkey, Greece, Jordan, Qatar, the United Arab Emirates and Saudi Arabia expressed themselves in this sense. Blinken’s diplomatic effort is also supported by the other major countries of the Western world, starting with those of the G7 of which Italy has held the rotating presidency since January 1st of this year. Foreign Minister Tajani, who in recent hours has had telephone conversations with all his G7 colleagues, indicated that the main objective of the Italian presidency is to “work with Israel” to reach the end of the war as quickly as possible. More than one observer defines the role that the G7 could have as “important”, according to Tajani’s words. If it is clear that the responsibility for the war lies entirely with Hamas, it is equally visible that the harsh Israeli response, defined by some as “revenge”, has aroused critical and negative reactions in the public opinions of many countries. Even the warnings of President Biden, who reiterated the US’s total support for Israel and repeatedly invited Prime Minister Netanyhau to pay greater attention to the fate of Palestinian civilians, have so far apparently remained unheeded. In these conditions, the public support of the G7 helps the United States and Israel itself to emerge from the isolation in which they have found themselves, and makes public the West’s commitment to being close to Israel and the Palestinians also for reconstruction of Gaza and for every initiative that allows to restore stability in the region.
(riproduzione autorizzata citando la fonte – reproduction authorized citing the source)