Lo sviluppo umano integrale è scelta di civiltà

Camminare dall’alto e nel profondo per camminare oltre. Così intendiamo il discorso geostrategico, in un tempo dalla crescente complessità.

Mentre occorre ritornare a studiare i grandi pensatori che hanno tracciato traiettorie indispensabili di elaborazione, L’Osservatore Romano di ieri ricordava Romano Guardini incrociando Hannah Arendt, il nostro approccio deve essere puntato nel futuro già presente. Sono evidenti le necessità di uno sviluppo umano integrale: le parole chiare di Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio, che tutti dovrebbero scolpire al cuore delle decisioni strategiche, chiedono un nuovo pensiero nel tempo che viviamo.

Di fronte agli stravolgimenti che percorrono l’umanità e il pianeta, nel pieno di una rivoluzione tecnologica che tutto trasforma e trasformerà e dentro la ricomposizione e ridefinizione dei poteri a livello globale, la condizione umana ci interroga e continuerà a farlo. Nella responsabilità di “abitare” la sofferenza nelle “periferie esistenziali”, un nuovo pensiero deve inquadrare l’urgenza di un “giudizio storico” geostrategico, laddove guerra guerreggiata, disagio sociale e disuguaglianze, questione climatica, strutturalità dei fenomeni migratori, progressivo “svuotamento” delle democrazie in Stati sempre più burocratici, radicalizzazione dei regimi autocratici, frontiere del capitalismo, cyber dominio, rappresentano facce dello stesso mosaico. Sono tutte questioni che non possono essere separate e i cui effetti si presentano a noi sotto forma di megacrisi de-generativa che non aspetta alcun permesso per varcare confini che la storia ha logorato e reso ben più che permeabili.

Siamo capaci di affrontare questa crescente complessità ? Siamo capaci di uscire, dal punto di vista del pensiero e della decisione strategica, da un ‘900 che non passa ?

Dire che siamo in un “cambio di era” pone, ai nostri occhi, una prospettiva evidente. Anzitutto, occorre riconoscere alle reti di solidarietà che ri-costruiscono relazioni un ruolo storico adeguato: non è solo volontarismo, voglia di fare il bene, ma vera e propria scelta strategica. Questo manca, in un pensiero ancora lineare e separante che pensa di poter risolvere il “cambio di era” solo dall’alto: è nel profondo, infatti, che si giocherà la sostenibilità politico-strategico del mondo e dei mondi. L’azione dei governi e delle classi dirigenti deve fare i conti con l’informalità progettuale di chi, attraverso la solidarietà e l’impegno, lavora a ri-congiungere posizioni distanti, a ri-comporre ciò che è disperso. Lavorare per lo sviluppo umano integrale è scelta di civiltà.

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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