(Marzia Giglioli)
L’intelligenza artificiale e le giuste domande. Ai Weiwei lancia la provocazione per una riflessione collettiva
‘Se gli umani saranno mai liberati, sarà perché avranno fatto le domande giuste, non perché avranno dato le giuste risposte’, afferma il noto artista cinese Ai Weiwei lanciando il suo nuovo progetto ‘Ai vs AI’ che pone 81 domande all’intelligenza artificiale. Le domande appariranno su mega schermi in varie città del mondo per indurre a una riflessione collettiva sui grandi temi dell’uomo.
Porsi le giuste domande è anche il filo della nostra ricerca su The Global Eye per camminare dentro la complessità delle possibili risposte, perche la realtà tecnologica impone oggi la capacità di cercare altro, nell’ ‘oltre’.
Quella di Ai Weiwei in realtà non è una contrapposizione, si tratta piuttosto di una trasposizione; l’intelligenza artificiale assume il ruolo dell’oracolo moderno per ‘rispondere’ ai quesiti che non hanno tempo ma eternità, con l’aggiunta di alcune domande attualizzate che guardano ai grandi temi sensibili: ‘Chi possiede chi nelle società democratiche?’ E altre direttamente provocatorie per gli algoritmi: ‘quali persone trarrebbero vantaggio da te in guerra?’. Sapendo in realtà che le risposte non possono essere create dall’IA ma solo riprodotte come in uno specchio. È l’uomo che risponde a sé stesso in una riflessione necessaria che riguarda l’essenza stessa dell’ intelligenza artificiale che non può essere né buona né cattiva.
Il progetto si ispira alle 172 Domande al Cielo di 2.300 anni fa, attribuite al poeta cinese Qu Yuan e scolpite sul tempio di Chi. Potrebbero rappresentare un nuovo manifesto interpretando quanto vorremmo davvero chiedere all’intelligenza artificiale sapendo che non avremo risposte. Le domande appariranno a Londra, Seoul, Milano (in Piazzale Cadorna) Lagos, Accra, Nairobi, Abidjan e Berlino fino al 31 marzo, ogni giorno dalle ore 20:24 (fuso orario locale). In totale, gli schermi si accenderanno per 81 giorni, lo stesso tempo che nel 2011 Ai Weiwei, noto attivista e dissidente, passò recluso in una prigione cinese.
(English version)
Artificial intelligence and the right questions. Ai Weiwei launches the provocation for collective reflection
‘If humans are ever freed, it will be because they have asked the right questions, not because they have given the right answers’, says the well-known Chinese artist Ai Weiwei as he launches his new project ‘Ai vs AI’ which asks 81 questions to the artificial intelligence. The questions will appear on mega screens in various cities around the world to induce collective reflection on the great human issues.
Asking the right questions is also the thread of our research on The Global Eye to walk within the complexity of the possible answers, because technological reality today imposes the ability to look for something else, in the ‘beyond’.
Ai Weiwei’s is not actually a contrast, it is rather a transposition; artificial intelligence takes on the role of the modern oracle to ‘answer’ questions that have no time but eternity, with the addition of some updated questions that look at the big sensitive issues: ‘Who owns who in democratic societies?’ And others directly provocative to the algorithms: ‘which people would benefit from you in war?’. Knowing in reality that the answers cannot be created by AI but only reproduced as in a mirror. It is man who responds to himself in a necessary reflection that concerns the very essence of artificial intelligence which can be neither good nor bad.
The project is inspired by the 172 Questions to Heaven from 2,300 years ago, attributed to the Chinese poet Qu Yuan and carved on the Chi temple. They could represent a new manifesto by interpreting how much we would really like to ask artificial intelligence knowing that we will not have answers. Questions will appear in London, Seoul, Milan (in Piazzale Cadorna) Lagos, Accra, Nairobi, Abidjan and Berlin until March 31, every day from 8.24pm (local time). In total, the screens will light up for 81 days, the same time that Ai Weiwei, a well-known activist and dissident, spent in a Chinese prison in 2011.
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