Le parole del Papa e dei più alti rappresentanti della Chiesa mostrano una “severità caritatevole” nell’approccio alle dinamiche del nostro tempo. Fermare i trafficanti di morte e abbracciare l’umanità nell’epoca della competizione esasperata, della separazione e della grande trasformazione. Nel pieno di una “guerra mondiale a pezzi”.
C’è un mistero nella politica ed è nel talento di ripristinare la fiducia. Perché avere fede è fidarsi, affidarsi: il punto massimo dell’agire politico. Le parole dette dall’alto della finestra di San Pietro andrebbero intese come un monito di speranza, preghiera all’umanità perché resti ben salda e unita (non omologata) nella realtà-che-è, immaginando l’ “oltre”.
E’ il momento di studiare, conoscere e comprendere i segni dei tempi. E’ proprio nella grande trasformazione che stiamo vivendo, tra un ordine che non c’è più e un altro che non c’è ancora (e che non avrà le stesse caratteristiche del precedente), che bisogna ragionare di futuro già presente, leggere “dentro” per guardare “oltre”.
Con apparente paradosso, pur vivendo tutte le criticità del momento, siamo nel pieno della grande possibilità di rimettere in gioco la forza politica di ciascuno di noi, soggetto “agente”, e dell’umanità nel suo complesso. In gioco, infatti, c’è la sostenibilità politico-strategica del mondo e dei mondi. A nulla valgono gli antagonismi, le divisioni, l’inutile retorica partitica: vale solo lavorare sulla fiducia e sulla cooperazione, non negando le differenze e la competizione tra interessi a volte divergenti ma continuando a mediare. C’è molto da costruire, ben sapendo che il cammino è difficile ma che vale la pena di essere percorso: la pace non è l’orizzonte che si allontana mano a mano che ci avviciniamo ma è progetto storico permanente e dipende, pressoché esclusivamente, dalla nostra responsabilità.
Il Papa sembra dire, con realismo, fidatevi gli uni degli altri: alimento necessario, politico, per darci orientamento, per costruire insieme una nuova bussola geostrategica che si nutra incessamentamente della complessità che siamo e che diventiamo.
(English version)
The words of the Pope and the highest representatives of the Church show a ‘charitable severity’ in their approach to the dynamics of our time. Stop the death dealers and embrace humanity in the age of exasperated competition, separation and great transformation. In the midst of a ‘world war in pieces’.
There is a mystery in politics and it is in the talent to restore trust. Because to have faith is to trust, to rely: the ultimate point of political action. The words spoken from the window of St Peter’s should be understood as a warning of hope, a prayer to humanity to remain steadfast and united (not homologated) in the reality-that-is, imagining the ‘beyond’.
Now is the time to study, know and understand the signs of the times. It is precisely in the great transformation we are experiencing, between an order that no longer exists and another that does not yet exist (and which will not have the same characteristics as the previous one), that we need to think about the future that is already present, to read “within” in order to look “beyond”.
With apparent paradox, while experiencing all the criticalities of the moment, we are in the midst of the great opportunity to bring into play the political strength of each of us, ‘acting’ subject, and of humanity as a whole. At stake, in fact, is the political-strategic sustainability of the world and worlds. Antagonisms, divisions, useless party rhetoric are of no use: it is only worth working on trust and cooperation, not denying the differences and competition between sometimes divergent interests but continuing to mediate. There is much to build, knowing full well that the path is difficult but worth the effort: peace is not a horizon that recedes as we get closer but is a permanent historical project and depends, almost exclusively, on our responsibility.
The Pope seems to be saying, realistically, trust one another: a necessary, political nourishment to give us orientation, to build together a new geostrategic compass that is unceasingly nourished by the complexity that we are and that we are becoming.