Sottolineo alcuni punti del messaggio di Papa Francesco alla Comunità di S.Egidio in occasione dell’Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace (Berlino, 10-12 settembre 2023).
Scrive Francesco che, dopo la caduta del Muro di Berlino, evento che avrebbe potuto realizzare la speranza di una pace mondiale, non si è costruito su questa speranza comune, ma sugli interessi particolari e sulla diffidenza nei riguardi altrui. Se guardiamo alla sostenibilità sistemica del mondo e dei mondi, l’esaltazione degli interessi particolari (nazionali e/o regionali) – accantonando o dimenticando l’interesse dell’intera e unica umanità e del pianeta – è approccio miope: non che gli interessi particolari non debbano essere salvaguardati ma, come detto, c’è qualcosa che li comprende e che li supera, l’interesse generale, la cui salvaguardia è l’unica scelta possibile per garantire un futuro sostenibile ai pur legittimi interessi particolari. In secondo luogo, la diffidenza reciproca di cui scrive il Papa è mancanza di fiducia politica: la radicalizzazione negli interessi particolari ci mostra gli altri esclusivamente come nemici, soggetti con i quali non si può dialogare e dai quali sarebbe meglio separarsi. La fiducia è politica perché è l’alimento della rete, fragilissima perché costruita sulla relazione, del mosaico-mondo.
Ancora Papa Francesco: Occorre “l’audacia della pace”, che è al cuore del vostro incontro. Non basta il realismo, non bastano le considerazioni politiche, non bastano gli aspetti strategici messi finora in atto; occorre di più, perché la guerra continua. Occorre l’audacia della pace: ora, perché troppi conflitti perdurano da troppo tempo, tanto che alcuni sembrano non avere mai termine, così che, in un mondo in cui tutto va avanti veloce, solo la fine delle guerre sembra lenta. Ci vuole il coraggio di saper svoltare, nonostante gli ostacoli e le obiettive difficoltà. L’audacia della pace è la profezia richiesta a quanti hanno in mano le sorti dei Paesi in guerra, alla Comunità internazionale, a tutti noi, specie agli uomini e alle donne credenti, perché diano voce al pianto delle madri e dei padri, allo strazio dei caduti, all’inutilità delle distruzioni, denunciando la pazzia della guerra. L’audacia della pace riguarda, dall’alto e nel profondo, il talento umano di sapere affrontare la persistenza del ‘male banale’ in noi e di cogliere i ‘segni dei tempi’ della policrisi nella quale siamo immersi, anzitutto percorsa dalla guerra mondiale ‘a pezzi’ e dalla crisi climatica. La pace, in questa visione complessa, non può essere semplicisticamente intesa come assenza di guerra ma come costruzione dinamica della sostenibilità sistemica, attraverso la mediazione, il negoziato, la relazione, il dialogo e la visione politica.
(English version)
I highlight a few points from Pope Francis’ message to the Community of Sant’Egidio on the occasion of the International Prayer Meeting for Peace (Berlin, 10-12 September 2023).
Francis writes that after the fall of the Berlin Wall, an event that could have realised the hope of world peace, was not built on this common hope, but on special interests and mutual mistrust. If we look at the systemic sustainability of the world and the worlds, the exaltation of particular interests (national and/or regional) – setting aside or forgetting the interest of the whole and only humanity and the planet – is a short-sighted approach: not that particular interests should not be safeguarded, but, as mentioned, there is something that encompasses and surpasses them, the general interest, the safeguarding of which is the only possible choice to ensure a sustainable future for the albeit legitimate particular interests. Secondly, the mutual distrust of which the Pope writes is a lack of political trust: radicalisation in particular interests shows us others exclusively as enemies, subjects with whom we cannot dialogue and from whom it would be better to separate ourselves. Trust is political because it is the nourishment of the network, very fragile because it is built on relationships, of the mosaic-world.
Pope Francis again: We need the “audacity of peace”, which is at the heart of your meeting. Realism is not enough, political considerations are not enough, the strategic approaches implemented so far are not enough. More is needed, because war continues. What is called for is the audacity of peace – right now, because too many conflicts have lasted far too long, so much so that some never seem to end. In a world where everything speeds by, only the end to war seems slow. It takes courage to know how to move in another direction, despite obstacles and real difficulties. The audacity of peace is the prophecy required of those who hold the fate of warring countries in their hands, of the international community, of us all. It is especially the case with regard to believing men and women, that they give expression to the cries of mothers and fathers, to the heartbreak of the fallen, and to the futility of destruction, and so denounce the madness of war. The audacity of peace is about, from above and deep inside, the human talent of knowing how to face the persistence of ‘banal evil’ in us and to grasp the ‘signs of the times’ of the polycrisis in which we are immersed, first and foremost traversed by the world war ‘in pieces’ and the climate crisis. Peace, in this complex vision, cannot be simplistically understood as the absence of war but as the dynamic construction of systemic sustainability, through mediation, negotiation, relationship, dialogue and political vision.