Non c’è bisogno di spegnere la luce un’ora al giorno per capire come stanno gli ucraini. Si capisce benissimo anche a luci accese.
Il momento storico è particolarmente delicato. Se Zelensky trionfa a Washington, la guerra sembra continuare imperterrita.
Nessuno pensa che gli Stati non debbano difendersi, anzi: in un mondo come l’attuale, ‘immunizzare’ i sistemi nazionali è necessario. Altra cosa è, con la scusa dei giusti aiuti alla resistenza ucraina e per difendersi dai pericoli incombenti ed emergenti, riarmare il mondo. Perché questo sembra accadere. E lo dico con la dovuta serenità, senza allarmismi: non possiamo limitarci a evocare principi morali ma dobbiamo ‘contaminarli’ di riflessioni realistiche.
Ciò che manca è esattamente ciò che serve: la visione politica. Certo che è necessario difendersi perché, in caso contrario, lo farebbero altri per noi e a caro prezzo: ma, fora globali a parte, ci sono classi dirigenti che considerino il tema strategico della sostenibilità politico-strategica del mondo ? Ci permettiamo di dubitarne.
La vera ‘nuova Helsinki’ oggi dovrebbe riguardare la sicurezza ‘complessa’ dei sistemi nazionali e del sistema globale. Perché la scelta che abbiamo di fronte è chiara: la minaccia nucleare incombe sulle nostre vite e, senza drammatizzare, dobbiamo scegliere di scegliere la politica. Ed è andando nella direzione politica che scegliamo la pace e la giustizia.
L’approccio lineare non serve, è dannoso. Leggere il mondo nei termini di uno scontro tra democrazie e autocrazie è ingenuo e serve solo a radicalizzare posizioni autoritarie. La politica è in un dialogo sostanziale, profondo e continuo, diplomatico, che cerchi gli spazi possibili per non far de-generare ciò che ci supera e ci comprende: la globalità.
Evocare una ‘nuova Helsinki’ significa capire che, in un mondo aperto, non c’è più spazio per le separazioni: se le sovranità vanno alimentate e salvaguardate, attenzione di sovranismi; se le nazionalità sono i tasselli indispensabili del ‘mosaico mondo’, attenzione ai nazionalismi.
La sicurezza di ogni parte passa attraverso la sicurezza del tutto: ed è solo la consapevolezza della complessità della storia a lasciarci intravedere la luce in fondo al tunnel. La sicurezza o è complessa o non è: perché non c’è solo la guerra d’invasione della Russia all’Ucraina ma c’è un mondo percorso dai conflitti (armati e cyber), da muri (culturali e fisici), da crescenti disuguaglianze. E, con buona pace dei ‘sacerdoti lineari’, anche le democrazie (il sistema migliore che conosciamo) ne sono responsabili.