La ‘partitica’ rincorre la Storia

Ci siamo accorti che la Storia è tornata ?

Tra ipocrisie, violenze diffuse, guerre guerreggiate e cyber, ci troviamo alla fine di un anno da studiare. La megacrisi de-generativa nella quale siamo immersi rappresenta il ‘framework’ dentro il quale l’umanità e il pianeta si muovono.

In Ucraina le bombe continuano e i morti e i feriti pure. Nelle nostre  città, luoghi geostrategici del ‘futuro già presente’, si diffondono violenze insopportabili che, se da un lato colpiscono obiettivi sensibili (in ultimo, i curdi), dall’altro lato sembrano dire che la violenza non guarda in faccia a nessuno. Intanto, altrove s’impiccano esseri umani rei di non essere amici di un Dio giudice unico e supremo, per mano umana. E’ il tempo della gratuità del male.

Alcuni elementi sembrano emergere.

Il primo tema riguarda il montante disagio sociale che, nelle crescenti disuguaglianze, saluta e ringrazia l’agognata ‘normalità’. Leggo segni totalitari in una violenza sempre più banale e sempre più strumentalizzata da soggetti partitici che, rinunciando alla politica, non si calano nelle viscere sociali ma cantano, si direbbe a Napoli, come ‘galli sull’immondizia’. Ormai la partitica gioca con la violenza e, privilegiando la linearità e la superficialità, la alimenta. L’aumento dell’astensionismo ci insegna, noia a parte, che molta parte degli elettori considera la partitica parte del problema. Qui, dunque, s’incontra il problema tragico di classi dirigenti incapaci di leggere, comprendere e governare i processi storici: avviso ai naviganti, si chiama Politica.

Il secondo elemento riguarda, nel mondo aperto, il rapporto tra sistemi autocratici e democratici. Ipocrisie a parte, la partitica è disarmata e disarmante: dovremmo domandarci, con la serenità dovuta ai giorni di Natale, quale sia il limite del realismo politico. Difficile a dirsi, soprattutto quando la risposta non è definita, come vediamo, dal ritorno della cultura diplomatica del negoziato e dalla visione politico-strategica ma da sacchi di soldi che passano, con una certa volgarità, tra le mani di persone che avrebbero dovuto fare dell’aiuto agli ultimi la propria ragione di vita. Trovare il limite del realismo politico è il punto sul quale scatta la dignità politica (senza generalizzare, di tutti coloro che frequentano le stanze del potere).

Il terzo tema si chiama maggiore responsabilità delle democrazie. Perché queste ultime hanno, o dovrebbero avere, la capacità (molto difficile per le autocrazie) di auto-critica. Riuscirà la partitica democratica a capire che le democrazie, per ritornare a essere esempio, devono auto-riformarsi profondamente ? Proprio perché sono i sistemi migliori tra quelli conosciuti, le democrazie devono guardarsi dentro, nel grande mare del mondo aperto.

La partitica, con buona pace di chi pensa che basti approcciare la Storia dal proprio angolo di appartenenza, non sembra aver capito la complessità di ciò che accade. Se il ritorno della Storia sta avvenendo sotto forma di una ‘terza guerra mondiale a pezzi’, anche la Politica ha il dovere di tornare, per ricongiungere ciò che è disperso.

Buon Natale a tutte e a tutti !

 

 

 

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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