(note per un Concilio Permanente per l’Umanità)
In occasione dell’ International Day for Countering Hate Speech, proclamato dalle Nazioni Unite, sottolineiamo l’importanza della dignità della parola.
L’oltraggio continuo a danno dell’umanità, violenza che attraversa l’intero globo, parte dalla parola. L’incapacità di dialogo è evidente e la scelta dei discorsi di odio è diventata prassi abituale e consolidata.
E’ molto più facile odiare, separare, scartare: nel tempo della turbo-rivoluzione tecnologica, nella strategia di deregolamentazione e di liberazione dei contenuti violenti, è ancora più facile. Odiamo, separiamo, scartiamo e l’oltraggio alla dignità della parola è parte della non-cultura della guerra.
Siamo talmente immersi nella guerra da utilizzare la pace in termini di ipocrisia generalizzata. La parola pace, tanto declamata da non appartenere al lessico delle classi dirigenti politiche, diventa solo appello morale e non si radica nelle scelte politiche. Mentre le piazze si riempiono al grido di una pace voluta, le scelte strategiche si muovono intorno a compromessi fragilissimi e sempre meno generatori di speranza concreta.
Il nostro approccio all’altro, chiunque sia, è preceduto dal sospetto che chi non conosciamo sia il nemico da abbattere a prescindere. Anziché comprendere la natura del male banale che ritorna, continuiamo a costruire il nemico. Il circolo vizioso, così continuando, non avrà via d’uscita.
Ci auguriamo che questo International Day sia l’occasione per condividere nuovi percorsi di sviluppo integrale e sostenibile: le nostre parole, mai neutre, indicano chi siamo e chi diventiamo. Cambiare via significa ritornare umani.
(English version)
(notes for a Permanent Council for Humanity)
On the occasion of the International Day for Countering Hate Speech, proclaimed by the United Nations, we emphasise the importance of the dignity of speech.
The continuous outrage against humanity, violence that spans the entire globe, starts with words. The inability to dialogue is evident and the choice of hate speech has become commonplace and established practice.
It is much easier to hate, separate and discard: in this age of technological turbo-revolution, with its strategy of deregulation and liberalisation of violent content, it is even easier. We hate, we separate, we discard, and the outrage against the dignity of speech is part of the non-culture of war.
We are so immersed in war that we use peace in terms of generalised hypocrisy. The word peace, so often proclaimed that it no longer belongs to the lexicon of the political ruling classes, becomes merely a moral appeal and is not rooted in political choices. While the streets are filled with cries for peace, strategic choices revolve around fragile compromises that generate less and less concrete hope.
Our approach to others, whoever they may be, is preceded by the suspicion that those we do not know are enemies to be defeated at all costs. Instead of understanding the nature of the banal evil that returns, we continue to construct the enemy. If we continue in this vicious circle, there will be no way out.
We hope that this International Day will be an opportunity to share new paths for integral and sustainable development: our words, which are never neutral, indicate who we are and who we are becoming. Changing means returning to humanity.