La nuova immigrazione nell’UE / The new immigration in the EU

(Marzia Giglioli)

La nuova immigrazione nell’UE. Varate le norme dopo due anni di dibattito. Archiviate le regole di Dublino. I Paesi dell”Unione Europea hanno raggiunto l’accordo su un nuovo Patto per l’immigrazione ed i richiedenti asilo. Soddisfatta la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che parla di ‘accordo storico’. Metsola ha anche sottolineato che si tratta di un approccio umano “equo’ per coloro che cercano protezione, “fermo’ per coloro che non ne hanno diritto. Resta il fermo no dell’Ungheria e di molte Ong. L’ accordo, chiamato Patto migrazioni e asilo (Pact on Migration), era stato presentato dalla Commissione europea nel settembre 2020. Si puntava ad una riforma complessiva della politica migratoria europea, che affrontasse sia la ‘dimensione interna’, cioè la gestione delle richieste d’asilo delle persone migranti entrate irregolarmente nell’Ue, sia la ‘dimensione esterna’, cioè le strategie e gli accordi con i Paesi africani e asiatici per ridurre i flussi migratori.

I PUNTI CARDINE DEL NUOVO ACCORDO:

Il Regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione deciderà quale Stato membro è responsabile di una richiesta di asilo. Non viene modificato il principio cardine del regolamento di Dublino per cui ogni persona migrante può chiedere asilo solo al primo Paese dell’Unione Europea in cui arriva. Ci saranno però più deroghe. Ricongiungimenti familiari, conoscenza della lingua o ottenimento di un titolo di studio in un Paese, consentiranno a un richiedente asilo di presentare a quel Paese la propria domanda. La responsabilità dello Stato di primo ingresso durerà 20 mesi, 12 per le persone salvate in mare: un compromesso tra la richiesta di estenderla a due anni da parte del Consiglio e la posizione del Parlamento che voleva un anno. Inoltre, il regolamento stabilisce un meccanismo di ‘solidarietà obbligatoria’ da attivare quando uno o più Stati membri si trovano sotto pressione. Gli altri Paesi membri dell’Ue possono contribuire ad alleviarla in due modi: ricollocando un certo numero di richiedenti asilo sul proprio territorio, oppure pagando un contributo in denaro per finanziare mezzi e procedure di accoglienza nel Paese interessato. I finanziamenti possono anche essere indirizzati a misure relative alla gestione dei flussi migratori nei Paesi extra-europei: un punto che preoccupa molto le organizzazioni del settore. In totale, il cosiddetto ‘solidarity pool’ prevede un minimo di 30mila ricollocamenti e 600 milioni di finanziamenti all’anno, di cui beneficeranno gli Stati soggetti a maggiore pressione migratoria. Gli altri potranno scegliere uno dei due modi per fare la propria parte: significa che ogni ricollocamento potrà essere “sostituito” con un contributo di 20mila euro. Il calcolo della parte che spetta a ogni Paese in termini di ricollocamenti o finanziamenti tiene conto di due fattori: popolazione e prodotto interno lordo. I ricollocamenti, dunque, non saranno di per sé obbligatori, ma – se non ce ne saranno abbastanza – uno Stato membro sotto pressione migratoria può evitare di prendere in carico le richieste d’asilo dei cosiddetti ‘dublinanti’, persone migranti che sono approdate sul suo territorio e poi passate irregolarmente in un altro Paese. Il Regolamento sulle procedure di asilo stabilisce le nuove regole per effettuare le richieste di asilo nell’Ue. Alcune persone migranti saranno sottoposte alla procedura tradizionale, altre a una procedura ‘accelerata’ di frontiera detta ‘border procedure’. Quest’ultima durerà al massimo 12 settimane (sei mesi se si considera anche l’eventuale rimpatrio). La ‘border procedure’ sarà applicata solo a certe categorie di persone migranti . Per ogni Stato membro è previsto un tetto massimo di persone che possono essere sottoposte alla ‘border procedure’, la quale coinvolgerà a livello europeo al massimo 30mila persone alla volta. Su queste procedure stanno arrivando forti critiche soprattutto da parte delle Ong, perché la procedura di frontiera comporta una detenzione di fatto di migliaia di migranti. La Commissione potrà comunque ordinare a un Paese di escludere le famiglie con bambini da questa misura (fonte: Euronews). Il Patto dovrà ora essere ratificato sia dal Parlamento che dal Consiglio dell’Ue prima di entrare in vigore.

(English version) 

The new immigration in the EU. The rules have been approved after two years of debate. Dublin rules archived. The countries of the European Union have reached agreement on a new pact for immigration and asylum seekers. The president of the European Parliament, Roberta Metsola, is satisfied and speaks of a ‘historic agreement’. Metsola also underlined that it is a a “fair” human approach for those seeking protection, “firm” for those who are not entitled to it. The firm no from Hungary and many NGOs remains. The agreement, called the Migration and Asylum Pact (Pact on Migration), was presented by the European Commission in September 2020. The aim was for an overall reform of European migration policy, which would address both the ‘internal dimension’, i.e. the management of asylum requests of migrant people who entered the EU irregularly, and the ‘ external dimension’, i.e. the strategies and agreements with African and Asian countries to reduce migratory flows.

THE KEY POINTS OF THE NEW AGREEMENT:

The Asylum and Migration Management Regulation will decide which Member State is responsible for an asylum request. The key principle of the Dublin regulation according to which every migrant can only request asylum in the first European Union country in which he arrives is not changed. However, there will be more exceptions. Family reunification, knowledge of the language or obtaining a qualification in a country will allow an asylum seeker to submit his application to that country. The responsibility of the State of first entry will last 20 months, 12 for people rescued at sea: a compromise between the Council’s request to extend it to two years and the Parliament’s position which wanted one year. Furthermore, the regulation establishes a ‘mandatory solidarity’ mechanism to be activated when one or more Member States find themselves under pressure. The other EU member countries can help alleviate it in two ways: by relocating a certain number of asylum seekers on their territory, or by paying a monetary contribution to finance reception facilities and procedures in the country concerned. Funding can also be directed to measures relating to the management of migratory flows in non-European countries: a point that is of great concern to organizations in the sector. In total, the so-called ‘solidarity pool’ provides for a minimum of 30 thousand relocations and 600 million in funding per year, from which the states subject to greater migratory pressure will benefit. The others will be able to choose one of two ways to do their part: it means that each relocation can be “replaced” with a contribution of 20 thousand euros. The calculation of each country’s share in terms of relocation or financing takes into account two factors: population and gross domestic product. The relocations, therefore, will not in themselves be obligatory, but – if there are not enough of them – a Member State under migratory pressure can avoid taking on the asylum requests of the so-called ‘Dublinarians’, migrant people who have landed on the its territory and then pass irregularly to another country. The Asylum Procedures Regulation establishes the new rules for making asylum requests in the EU. Some migrant people will be subjected to the traditional procedure, others to an ‘accelerated’ border procedure called ‘border procedure’. The latter will last a maximum of 12 weeks (six months if possible repatriation is also considered). The ‘border procedure’ will only be applied to certain categories of migrant people. For each member state there is a maximum number of people who can be subjected to the ‘border procedure’, which will involve a maximum of 30 thousand people at a time at a European level. Strong criticism is coming from these procedures, especially from NGOs, because the border procedure involves the de facto detention of thousands of migrants. The Commission will however be able to order a country to exclude families with children from this measure (source: Euronews). The Pact will now have to be ratified by both the Parliament and the Council of the EU before coming into force.

Latest articles

Related articles