(Marco Emanuele)
Amiamo i colori e il calore dell’arte, percorso dentro la ‘terza verità’ che è il nostro lavoro di ricerca nella complessità della realtà-che-siamo.
La ‘Collezione Farnesina‘, esempio delle potenzialità dell’arte come strumento di ‘diplomazia culturale’, è in mostra presso le Nazioni Unite a New York. Una collezione come questa, di arte contemporanea, non è una sommatoria di singole opere d’arte ma è un insieme inseparabile di visioni che occorre conoscere. Cercheremo di farlo studiandola, lavorando lungo le strade dei singoli artisti e nei loro messaggi. Con una consapevolezza: che l’arte com-porta la meravigliosa concretezza del pensiero astratto, tutt’altro che lineare e tutt’altro che distaccato dai vuoti di umanità che vediamo percorrere il mondo, oggi in Medio Oriente.
Diplomazia culturale. In diverse conversazioni con l’Ambasciatore Umberto Vattani, che avviò concretamente la visione della Collezione Farnesina, abbiamo potuto capire come l’arte e l’architettura siano strumenti formidabili di mediazione e di dialogo e per realizzarli. Bisogna accettare di calarli nei rapporti di forza, anche molto conflittuali, che – se non affrontati con realismo e visione – si trasformano in circoli viziosi e, ancora più drammaticamente, in guerre. L’arte porta dentro di sé una ‘etica storica’, una responsabilità profonda, un segno nobilmente politico.
La diplomazia culturale è nella tensione di ogni artista, resistente e visionario: così vedo la figura dell’umano che ri-crea, che assume su di sé, attraverso un pensiero che si pone nell’oltre, le dinamiche contraddittorie del mondo-che-diventa. Si chiama complessità: l’arte ci accompagna lungo la strada della ‘terza verità’, mai dogmatica, per segnalarci che c’è una vita possibile per ri-cominciare. Fuori dagli antagonismi e dai fragili confini delle nostre certezze radicalizzate, di fatto auto-inganni.
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