Governare le migrazioni attraverso il lavoro. Percorso di ricerca – Governing migration through labour. Research pathway

(Marco Emanuele)

La nostra convinzione è chiara. Sulle migrazioni, fenomeno complesso ed epocale, occorre dimenticare le contrapposizioni provocate e ravvivate, in tutto il mondo, da elezioni ravvicinate. Il fenomeno è troppo serio per lasciarlo alle propagande reciproche.

Pensiamo che occorra ri-congiungere i vari aspetti della sfida migratoria e trovare punti di dialogo possibile anziché radicalizzare le diversità. Mai come oggi, infatti, capiamo quanto sia necessario operare mediazioni tra le varie dinamiche in campo: geopolitiche, di sicurezza nazionale e territoriale, di umanità ed accoglienza, di redistribuzione, di possibilità di convivenza. Riflettendo senza pregiudizi, il nostro sguardo si concentra sui mercati del lavoro: riteniamo, infatti, che focalizzarci su ‘Patti per il lavoro migrante’ possa essere un modo adeguato per affrontare, almeno in parte, una situazione (ad oggi) non emergenziale ma certamente critica.

Il nostro impegno è di medio termine e svilupperemo i contenuti cercando di coinvolgere realtà direttamente impegnate sui temi del lavoro migrante, del loro impatto e delle potenzialità che esso comporta per il miglioramento economico dei Paesi di partenza e di arrivo e per un efficace governo, a livello nazionale e continentale, di flussi regolari e progressivamente formati rispetto alle esigenze professionali delle imprese.

A dimostrazione del fatto che non si tratta di un fenomeno limitato all’Europa, cominciamo da una interessante analisi pubblicata dal think tank americano Brookings. Greg Wright ed Emma Berman sottolineano come, con il CHIPS and Science Act, si siano poste le basi per un boom di produzione nazionale di semiconduttori. C’è un problema, notano Wright e Berman: ci sono i fondi, ci sono le imprese disponibili a lavorare ma c’è carenza di lavoratori. Per avere un numero di addetti adeguato, sostengono gli Autori, occorre rivolgersi al bacino dell’immigrazione.

Secondo uno studio di Semiconductor Industry Association e di Oxford Economics, entro il 2030 saranno creati 85.000 posti di lavoro nel settore tecnico per il mercato americano: ma, secondo lo studio, 67.000 posti potrebbero non essere coperti. Mentre è fondamentale  migliorare la formazione tecnica guardando al settore dei semiconduttori e allo sviluppo dei territori, altrettanto decisivo è riformare in maniera intelligente e creativa – e soprattutto rispondente alle esigenze concrete di chi produce lavoro – le leggi sull’immigrazione.

Questo esempio, specifico per il mercato americano, ci dice che è doveroso lavorare in termini diversi per affrontare un tema che, al di là delle nostre personali convinzioni, trasformerà ancora di più le nostre città e i nostri territori. Per non aggiungere disagio sociale a disagio sociale, alimentando guerre tra poveri e lasciando accrescere disuguaglianze insostenibili, meglio sarebbe percorrere frontiere pragmatiche e praticabili.

(English version)

Our conviction is clear. On migration, a complex and epoch-making phenomenon, we must forget the confrontations provoked and revived, throughout the world, by close elections. The phenomenon is too serious to leave it to mutual propaganda.

We think that the various aspects of the migratory challenge need to be brought together and points of possible dialogue need to be found instead of radicalising differences. Today, in particular, we understand how necessary it is to mediate between the various dynamics in play: geopolitical, national and territorial security, humanity and reception, redistribution, and the possibility of coexistence. Reflecting without prejudice, our gaze focuses on the labour markets: we believe, in fact, that focusing on ‘Pacts for migrant labour’ may be an adequate way to address, at least in part, a situation that is (as of today) not emergency but certainly critical.

Our commitment is medium-term and we will develop the contents by trying to involve realities directly committed to the issues of migrant labour, their impact and potential for the economic improvement of countries of departure and arrival and for an effective government, at national and continental level, of regular and progressively trained flows with respect to the professional needs of enterprises.

To demonstrate that this is not a phenomenon limited to Europe, let us begin with an interesting analysis published by the American think tank Brookings. Greg Wright and Emma Berman point out how, with the CHIPS and Science Act, the foundations have been laid for a boom in domestic semiconductor production. There is a problem, Wright and Berman note: there is funding, there are companies willing to work, but there is a shortage of workers. To have an adequate number of workers, the authors argue, it is necessary to turn to the immigration pool.

According to a study by the Semiconductor Industry Association and Oxford Economics, 85,000 technical jobs will be created for the US market by 2030: but, according to the study, 67,000 positions may not be filled. While it is crucial to improve technical education by looking at the semiconductor sector and the development of territories, it is equally crucial to reform immigration laws in a way that is intelligent and creative – and above all responsive to the concrete needs of those who produce work.

This example, specific to the American market, tells us that we must work in different terms to address an issue that, beyond our personal convictions, will transform our cities and territories even more. In order not to add social malaise to social malaise, fuelling wars between the poor and allowing unsustainable inequalities to grow, it would be better to tread pragmatic and practicable frontiers.

(riproduzione riservata)

 

 

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