Le megaminacce di cui scrive Nouriel Roubini (La grande catastrofe, 2023) sono da tenere in conto in una elaborazione realistica di giudizio storico. Come detto, mi colloco tra gli ottimisti realistici.
Un tema decisivo, in questa ricerca, riguarda ciò che ho definito megacrisi de-generativa, la com-presenza di singole e settoriali crisi de-generative che non possono più essere considerate né governate separatamente. Per questa ragione evoco il pensiero complesso perché è il solo che possa permetterci di aprire strade innovative e sostenibili sia dal punto di vista culturale che da quello del governo dei fenomeni storici. Altresì, solo la complessità può essere l’anima di una politica che si re-istituisce in un mondo che nulla ha più a che vedere con quello che ci siamo lasciato alle spalle ormai più di trent’anni fa.
Come si vede, dobbiamo affrontare uno sfida epocale. E non solo dobbiamo farlo ben attrezzati culturalmente ma accettando, dall’alto e nel profondo, la crescente complessità del mondo nel quale viviamo. Bene scrive Roubini (cit., 2023): Stiamo affrontando un cambiamento di regime da un periodo di relativa stabilità a un’epoca di grave instabilità, conflitti e caos. Stiamo affrontando megaminacce diverse da tutto quello che ci siamo trovati davanti finora, e sono interconnesse.
Queste parole non ci parlano solo di una interconnessione di fatto ma ci dicono anche che il futuro, peraltro già presente, non può costruirsi al di fuori di una competizione cooperativa. Non possiamo dividerci di fronte a ciò che riguarda tutti, non possiamo continuare con un approccio lineare e a-politico destinato a un fallimento che rischia di portarsi dietro tutti i nostri destini. Così, di fronte alla megacrisi de-generativa e alle megaminacce che percorrono il mondo, urge stringerci dentro al destino planetario, pur nelle differenze che costituiscono il mosaico del mondo.
Qui entrano due considerazioni. La prima è che lo stare insieme non cancella i conflitti ma ne chiede mediazione continua. La seconda è che, in un quadro di destino planetario, l’agire di una parte riguarda il tutto e viceversa. Solo mediando i conflitti, riconoscendoli come naturali nel contatto-confronto tra differenze, e agendo responsabilmente potremo costruire un quadro di sostenibilità complessa e complessiva: ancora una volta, il tema è politico.
Ciò che appare scontato in teoria è pressoché del tutto assente in pratica. Soprattutto oggi, dove l’interrelazione è la realtà, ragionare in termini sistemici non è una scelta possibile ma l’unica scelta. Il che, sia chiaro, non cancella le differenze, ciò che politicamente chiamiamo gli interessi nazionali, ma li apre alla dimensione dell’oltre, del destino planetario.
Tra interessi nazionali e destino planetario ci giochiamo il mondo. A mio avviso, in questi ultimi trent’anni, abbiamo troppo insistito sulle presunte virtù risolutive di un multilateralismo rivelatosi estremamente fragile e, forse, inadeguato. Ci siamo cullati nell’illusione che bastasse aprire le società, accogliere il mondo in casa, per godere appieno dei vantaggi della globalizzazione. Ebbene, con sguardo critico viene da dire che, quanto meno, abbiamo corso troppo. Questa ricerca vuole sottolineare la sostenibilità del multi-bi-laterialismo in luogo del multilateralismo e della glocalizzazione come possibilità di rendere inclusiva e più realistica la globalizzazione.
Le differenze, gli interessi nazionali, sono parte ineliminabile nelle relazioni internazionali. Mentre continuo a considerare positiva e necessaria la prospettiva della società aperta, lo sguardo politico che qui si propone vorrebbe più realismo nella realtà-che-è.
Valorizzare gli interessi nazionali non significa porre barriere all’ingresso. Tale valorizzazione non deve essere intesa politicamente come nazionalismo, sovranismo o protezionismo ma, esattamente al contrario, come la volontà politica di ogni sistema di essere parte del tutto. E, all’interno di ogni sistema, occorre definire orizzonti politici che, pragmaticamente, tengano conto delle specificità irrinunciabili che caratterizzano ogni sistema nazionale e mediare, con intelligenza creativa, i flussi planetari. In questa logica, ad esempio, la traiettoria europea potrebbe assumere nuova vitalità e maggiore concretezza, ponendosi come laboratorio di multi-bi-lateralismo e glocalizzazione.
In conclusione di questo contributo val bene ricordare che l’attuale architettura istituzionale planetaria, nei poteri in ri-definizione e ri-composizione, pone molti ostacoli alla costruzione dinamica del destino planetario. Le megaminacce, nel quadro della megacrisi de-generativa che stiamo vivendo, non aspettano e non chiedono permesso: urge ri-pensare politicamente, dunque strategicamente dall’alto e nel profondo, l’assetto complessivo di governo dei processi storici. Multi-bi-lateralismo, glocalizzazione, competizione cooperativa e destino planetario devono diventare oggetto di un nuovo pensiero nel presente storico, teoria politico-strategica adeguata ai tempi.