Dipende da noi / If depends on us

La democrazia non si ama né si odia: si cura con pensiero critico, realisticamente.

Processo complesso, la democrazia dipende da noi. Servono sussulti di responsabilità per ri-trovare un ruolo storico delle democrazie nel tempo che viviamo. A tratti il fattore umano, fondamento del nostro vivere collettivo, sembra impazzire: ma è ciascuno di noi a dover mediare la tentazione di farsi Verità, di dominare in nome di una presunta superiorità.

Il dialogo è un elemento essenziale per la qualità dell’esperienza democratica. Incontrare e dialogare, nel confronto anche aspro, non è automatico, scontato: servono volontà, disponibilità, capacità. Serve che ogni esperienza democratica guardi al proprio interno per aprire la strada di futuri autoctoni; al contempo, serve che ogni esperienza – dialogante all’interno -, si apra al dialogo con ogni altra (differente, distante o lontana per tradizioni, identità, prospettive).

Nei decenni precedenti ci siamo illusi che la globalizzazione da sé producesse sviluppo e benessere. In parte è andata così ma oggi ci rendiamo conto che si è verificata una pericolosa saldatura tra sommovimenti geostrategici di portata storica, concentrazione della ricchezza in un capitalismo sempre più rapace, non governo della rivoluzione tecnologica, crisi de-generativa delle democrazie, attacco al sistema multilaterale, violenza sempre più diffusa.

In tutto questo la politica ha sostanzialmente rinunciato ad avere visione e a scrivere l’agenda strategica: sembra che le classi dirigenti non si rendano conto della terza guerra mondiale a pezzi che ci attraversa, continuando a operare con il pensiero lineare e utilizzando paradigmi consumati dalla Storia.

Ma c’è l’uomo, colui che ha la capacità di adeguarsi all’esistente in una sorta di eterno presente e/o di lavorare per aprire le porte ai futuri già presenti. Ancora una volta spetta a noi, attraverso un lavoro di ri-pensamento dell’esperienza democratica, il decidere se diventare soggetti storici o se rimanere oggetti solo manipolabili.

(English version)

Democracy is neither to be loved nor hated: we must care for it with critical thinking and realism.

Democracy is a complex process that depends on us. We need a jolt of responsibility to re-discover the historical role of democracies in the times we live in. At times, the human factor, the foundation of our collective life, seems to go mad: but it is up to each of us to resist the temptation to become the Truth, to dominate in the name of a supposed superiority.

Dialogue is essential to the quality of the democratic experience. Meeting and talking, even when it’s tough, isn’t automatic or a given: it takes will, willingness and ability. Every democratic experience needs to look within itself to pave the way for future generations; at the same time, every experience – through internal dialogue – needs to be open to dialogue with every other experience (whether different, distant or far away in terms of traditions, identities or perspectives).

In previous decades, we deluded ourselves that globalisation would automatically bring development and prosperity. This was partly true, but today we realise that there has been a dangerous convergence of historic geostrategic upheavals, the concentration of wealth in an increasingly predatory form of capitalism, the failure to govern the technological revolution, the de-generation of democracies, attacks on the multilateral system and increasingly widespread violence.

In all this, politics has essentially given up on having a vision and setting the strategic agenda: it seems that the ruling classes are unaware of the third world war in pieces that is tearing us apart, continuing to operate with linear thinking and using paradigms that have been worn out by History.

But there is man, the one who has the ability to adapt to the existing in a sort of eternal present and/or to work to open the doors to futures that are already present. Once again, it is up to us, through a re-thinking of the democratic experience, to decide whether to become historical subjects or remain merely manipulable objects.

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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