(Marco Emanuele)
Le parole dicono tutto. Chiunque si esprima per la purezza di sangue e di suolo, ovunque lo dica, pone un tema molto sensibile. L’idea stessa della purezza, che richiama a una condizione d’innocenza, è ben altra cosa se applicata linearmente nella realtà.
Evidentemente, dopo ciò che è successo nel ‘900 con le esperienze totalitarie, non sono bastati i testimoni, non sono bastati gli appelli morali. Tutto torna, come ciclo vizioso e perverso, profondo.
Attenzione a non accettare eventuali giustificazioni. Perché c’è un limite che non può essere superato: per noi, infatti, non esiste purezza che possa essere elevata a obiettivo politico-strategico. Perché quella purezza sarebbe l’ennesimo, e tramautico, salto nel vuoto: è assenza di visione storica, è resa all’istinto, è negazione dell’umano.
Noi di The Global Eye lavoriamo per un pensiero complesso. Ma la nostra premessa, sempre, è la fissazione di un unico limite: la cultura totalitaria, peggio se utilizzata come battuta, non può avere cittadinanza intellettuale. Tutti dovremmo sottoscrivere tale preoccupazione: il sangue e il suolo non possono diventare ragione per dire all’altro, chiunque sia, che ha il dovere di non contaminarci.
Crediamo che occorra riflettere su tutto questo e che occorra farlo in un momento storico nel quale l’arena di guerra planetaria s’infiamma, la crisi climatica ci chiama a nuove responsabilità, le persone soffrono la crisi economica e la rivoluzione tecnologica avanza. Una fase storica nella quale, anziché percorrere il futuro già presente, forze ‘banali’ vorrebbero imprigionarci in una purezza irreale. L’esatto contrario del nostro cammino nella pace.
(English version)
The words say all. Anyone who expresses himself for the purity of blood and soil, wherever he/she says it, raises a very sensitive issue. The very idea of purity, which recalls a condition of innocence, is quite another thing if applied linearly in reality.
Evidently, after what happened in the 1900s with the totalitarian experiences, witnesses were not enough, moral appeals were not enough. Everything comes back, like a vicious and perverse, profound cycle.
Be careful not to accept any justifications. Because there is a limit that cannot be exceeded: for us, in fact, there is no purity that can be elevated to a political-strategic objective. Because that purity would be yet another, and traumatic, leap into the void: it is the absence of historical vision, it is surrender to instinct, it is the denial of the human.
We, at The Global Eye, work towards complex thinking. But our premise, always, is the setting of a single limit: totalitarian culture, worse if used as a joke, cannot have intellectual citizenship. We should all subscribe to this concern: blood and soil cannot become a reason to tell the other, whoever he/she is, that he/she has the duty not to contaminate us.
We believe that we need to reflect on all this and that we need to do it in a historical moment in which the planetary war arena is heating up, the climate crisis is calling us to new responsibilities, people are suffering from the economic crisis and the technological revolution is advancing. A historical phase in which, instead of navigating the already present future, ‘banal’ forces would like to imprison us in an unreal purity. The exact opposite of our path to peace.
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