(M.E.)
Il diario nella complessità è cammino di riflessione nei ‘segni dei tempi’.
In questo primo quarto del ventunesimo secolo ‘noi umanità’ stiamo facendo i conti con una serie di nodi irrisolti. La modernità ci sta presentando una quantità impressionante di sfide che fatichiamo a considerare nel loro insieme, nel loro diventare ‘megacrisi de-generativa’. Se ogni crisi è impegnativa, per intensità e radicalità, il non poterle più affrontare ‘una alla volta’ accresce la complessità.
A ciò si aggiunga che viviamo dentro una grande ricomposizione del potere globale. E’ molto difficile, infatti, capire il potere perché quello che un tempo era associato alla ‘politica’, a chi aveva la responsabilità di governare gli Stati, oggi riguarda molti ambiti diversi, concomitanti e in competizione. Un punto intendiamo sottolineare come decisivo: quello che consideravamo il potere ‘per eccellenza’, il politico, ha abdicato di fronte al fiume impetuoso della Storia. Gli Stati democratici, come conseguenza della crisi de-generativa della politica, oggi si ritrovano ben più fragili di un tempo: il mondo si è trasformato e la politica, e con essa la democrazia, sono incapaci di comprendere e governare (mediare in una visione geostrategica) il potere diffuso in altri ambiti.
Il potere politico ha perso generatività e, come si vede, tenta di riguardagnarla attraverso scelte sempre più partigiane, in difesa, in ricerca di progressiva immunizzazione. Ciò, naturalmente, impone un prezzo altissimo agli Stati democratici che, di fronte agli elettorati, devono cavalcare il disagio e la paura per mantenere il consenso (eroso dall’astensione). La perdita di generatività del potere politico è un problema serissimo: chi, infatti, potrà fungere da efficace mediatore tra poteri in competizione ?; chi davvero decide, solo a esempio, sulle politiche climatiche e sulle traiettorie dell’intelligenza artificiale (con tutti gli impatti e le conseguenze che ne derivano) ?; chi è ‘ancella’ di chi ?; come ri-pensare, per ri-fondare, il paradigma politico ? La nostra sfida è proporre il pensiero complesso come agente trasformante, per decisioni geostrategiche nell’interesse dell’umanità e del pianeta.
(English version)
The diary in complexity is a path of reflection in the ‘signs of the times’.
In this first quarter of the twenty-first century ‘we humanity’ are dealing with a series of unresolved issues. Modernity presents us an impressive amount of challenges that we struggle to consider as a whole, in their becoming ‘de-generative megacrisis’. If every crisis is challenging, in intensity and radicality, no longer being able to face them ‘one at a time’ increases the complexity.
Add to this the fact that we live within a great recomposition of global power. It is very difficult, in fact, to understand power because what was once associated with ‘politics’, with those who had the responsibility of governing States, today concerns many different, concomitant and competing areas. We intend to underline one point as decisive: what we considered the power ‘par excellence’, the politician, has abdicated in the face of the impetuous river of History. Democratic States, as a consequence of the de-generative crisis of politics, today find themselves much more fragile than in the past: the world has transformed and politics, and with it democracy, are incapable of understanding and governing (mediating in a geostrategic vision) the power spread in other areas.
Political power has lost generativity and, as we can see, is trying to regain it through increasingly partisan choices, in defense, in search of progressive immunization. This, naturally, imposes a very high price on democratic States which, faced with the electorates, must overcome discomfort and fear to maintain consensus (eroded by abstention). The loss of generativity of political power is a very serious problem: who, in fact, will be able to act as an effective mediator between competing powers?; who really decides, just for example, on climate policies and the trajectories of artificial intelligence (with all the impacts and consequences that derive from them)?; who is ‘handmaiden’ to whom?; how to re-think, to re-found, the political paradigm? Our challenge is to propose complex thinking as a transforming agent, for geostrategic decisions in the interest of humanity and the planet.
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