Our focus
This research is informal. We therefore allow ourselves the freedom of critical observers with no other aim than to contribute to open and strategic reflection.
The Global Eye is a collective of people attentive to the depth of their surroundings. We are people, from different backgrounds, who progressively elaborate a ‘historical judgement’ on the radically and rapidly changing reality.
We have identified three key words: complexity, risk, glocalisation.
Complexity is the approach needed to look at the world realistically. Nothing is linear and nothing is separate from the rest. We start from this consideration to say that we have to ‘get back into reality’, get used to the uncertainty and unpredictability of historical processes, starting with those in each of us. The growing complexity of the world demands adequate thinking: critical and systemic.
Risk belongs to us. In a world traversed by a profound de-generational crisis (a mosaic of crises, first and foremost the climate emergency and the ‘limitless’ war), in a growing complexity, risks are constantly being redefined and accompany the extraordinary recomposition of power relations taking place globally. Today more than ever, risks come from above (global processes entering our territories) and from below (the progressive ’emptying’ of representative democracies and the great challenge of divided societies). Moreover, cyber risk shows us how intangibility has become a decisive characteristic for a new ‘risk strategy’. This begs the question: how do we rethink and rewrite the idea of security?
Glocalisation is the research frontier that answers the question: what future do we imagine for globalisation? In recent decades, from the end of the bipolar equilibrium to the present, politics has renounced its strategic role, first and foremost by failing to govern the decisive transition of global processes to national levels. This has clearly led to imbalances that are no longer sustainable. If globalisation has helped millions of people out of material poverty, today globalisation itself shows its ‘worst face’, that of exasperated and in many cases savage competition.
Two dynamics, which will be the subject of the research, are inescapable. The first is the ‘technological revolution’ that, increasingly, is transforming our personal lives, our life together and international relations. It is through technologies, and the opportunities and risks they bring and entail, that the ‘geo-strategic environment’ in which we live is changing decisively. The second dynamic concerns inequalities, within states and globally.
The political unsustainability of the world is the issue with which the ruling classes of the ‘future already present’ must deal: an unsustainability that must be looked at with a different realism, reversing the approach from linear to complex and placing the ‘relationship’ at the centre as the element that holds the parts of the mosaic-world together.
Italian version
Il nostro focus
Questa ricerca è informale. Ci permettiamo, pertanto, la libertà degli osservatori critici non avendo altro obiettivo che quello di contribuire a una riflessione aperta e strategica.
The Global Eye è un collettivo di persone attente alla profondità di ciò che li circonda. Siamo persone, di diversa estrazione, che elaborano progressivamente un “giudizio storico” sulla realtà in radicale e veloce trasformazione.
Abbiamo individuato tre parole chiave: complessità, rischio, glocalizzazione.
Complessità è l’approccio necessario per guardare al mondo con realismo. Nulla è lineare e nulla è separato dal resto. Partiamo da questa considerazione per dire che dobbiamo “rientrare nella realtà”, abituarci all’incertezza e all’imprevedibilità dei processi storici, a partire da quelle in ciascuno di noi. La crescente complessità del mondo chiede un pensiero adeguato: critico e sistemico.
Il rischio ci appartiene. In un mondo percorso da una profonda crisi de-generativa (mosaico di crisi, prime fra tutte l’urgenza climatica e la guerra “senza limiti”), in una complessità crescente, i rischi sono in continua ri-definizione e accompagnano la straordinaria ricomposizione dei rapporti di potere in atto a livello globale. Oggi più che mai, i rischi vengono dall’alto (i processi globali che entrano nei nostri territori) e dal basso (il progressivo “svuotamento” delle democrazie rappresentative e la grande sfida di società divise). Altresì, il rischio cyber ci mostra come l’impalpabilità sia diventata una caratteristica decisiva per una nuova “strategia del rischio”. Ne viene una domanda: come ripensiamo e riscriviamo l’idea di sicurezza ?
La glocalizzazione è la frontiera di ricerca che risponde alla domanda: quale futuro immaginiamo per la globalizzazione ? Negli ultimi decenni, dalla fine dell’equilibrio bipolare a oggi, la politica ha rinunciato al suo ruolo strategico, anzitutto non governando il passaggio decisivo dei processi globali nei livelli nazionali. Questo ha determinato, con grande evidenza, squilibri non più sostenibili. Se la globalizzazione ha aiutato milioni di persone a uscire dalla povertà materiale, oggi la stessa globalizzazione mostra la sua “faccia peggiore”, quella di una competizione esasperata e in molti casi selvaggia.
Due dinamiche, che saranno oggetto della ricerca, sono imprescindibili. La prima è la “rivoluzione tecnologica” che, sempre di più, è l’elemento trasformante le nostre vite personali, la nostra vita in comune e le relazioni internazionali. E’ attraverso le tecnologie, le opportunità e i rischi che esse portano e comportano, che cambia decisamente l'”ambiente geostrategico” nel quale viviamo. La seconda dinamica riguarda le disuguaglianze, dentro gli stati e a livello globale.
L’insostenibilità politica del mondo è il tema con il quale le classi dirigenti del “futuro già presente” devono confrontarsi: una insostenibilità che occorre guardare con un realismo diverso, capovolgendo l’approccio da lineare a complesso e ponendo al centro la “relazione” quale elemento che tiene insieme le parti del mosaico-mondo.