(Marzia Giglioli)
Riflessioni su nuove tutele globali
Serve una nuova giustizia climatica. Lo chiedono gli attivisti del Sud del mondo aprendo le porte ad una nuova discussione sui diritti umani e su nuove leggi di tutela ancora da scrivere.
Il clima sta disegnando nuovi confini nel disagio sociale e riguarda tutti. Anche negli States i cittadini piu’ fragili, quelli che non possono difendersi, stanno già subendo gravi conseguenze di salute per l’aumento delle temperature tanto che gli analisti prevedono un forte esodo dagli Stati colpiti dalla siccità: ciò genererà una nuova emigrazione climatica.
In queste settimane si sono alzate nuove voci per chiedere qualcosa che vada oltre l’allarme climatico; un diverso quadro normativo e nuove leggi che tutelino i diritti umani nell’ambito del climate change. Da The Interpreter (Lowy Institute), riportiamo i punti più caldi della discussione che è scaturita nell’ambito dell’ultima sessione dell’ONU.
Il mese scorso, attivisti, esperti e funzionari si sono riuniti per celebrare il lancio di un nuovo movimento a sostegno della leadership climatica delle donne indigene. Mentre erano relegati ai margini della sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, gli attivisti del Sud del mondo provenienti dall’America Latina alle Isole del Pacifico hanno chiarito che le loro voci sarebbero state fondamentali per qualsiasi soluzione climatica.
Il nuovo Movimento è guidato da Sônia Guajajara, ministro brasiliano per i popoli indigeni, che ha invitato le donne leader di tutto il mondo a unirsi in vista del vertice delle Nazioni Unite che si terrà in Brasile.
“Il cambiamento climatico è strettamente legato ai diritti umani e non fa altro che rafforzare la disuguaglianza tra il Nord e il Sud del mondo”, sostengono gli attivisti che puntano il dito sull’attuale legislazione. Dicono ancora gli attivisti che “i trattati e le istituzioni internazionali ad essa associati, tra cui l’ONU e la Corte internazionale di giustizia, sono un’eredità del dominio coloniale. Storicamente, questa eredità coloniale è stata vista nel ristretto quadro dei diritti umani, sostenuto dai governi occidentali, che ha messo da parte le questioni di giustizia economica, ridistribuzione e riparazioni” .
Nel 2022, l’ONU ha riconosciuto che tutte le persone hanno diritto a un ambiente sano e ha nominato il suo primo special rapporteur sulla “protezione dei diritti umani nel contesto del cambiamento climatico”. Tuttavia, per gli attivisti del Sud del mondo, in prima linea nella crisi climatica, questo riconoscimento non basta: i danni indotti dal clima sono da tempo già una loro realtà.
(English version)
Reflections on new global safeguards
New climate justice is needed. Activists in the Global South are calling for this, opening the door to a new discussion on human rights and new protection laws yet to be written.
Climate is drawing new boundaries in social unrest and it affects everyone. Even in the States, the most fragile citizens, those who cannot defend themselves, are already suffering serious health consequences from rising temperatures, so much so that analysts are predicting a major exodus from drought-stricken States: this will generate a new climate emigration.
In recent weeks, new voices have been raised calling for something beyond climate alarm; a different regulatory framework and new laws to protect human rights in the context of climate change. From The Interpreter (Lowy Institute), we report on the hottest points of the discussion that arose at the last UN session.
Last month, activists, experts and officials gathered to celebrate the launch of a new movement in support of indigenous women’s climate leadership. While relegated to the fringes of the UN General Assembly session, activists from the Global South from Latin America to the Pacific Islands made it clear that their voices would be crucial to any climate solution.
The new movement is led by Sônia Guajajara, Brazil’s Minister for Indigenous Peoples, who called on women leaders from around the world to unite ahead of the UN summit in Brazil.
‘Climate change is closely linked to human rights and only reinforces the inequality between the global North and South’, say the activists who point the finger at the current legislation. The activists go on to say that “treaties and associated international institutions, including the UN and the International Court of Justice, are a legacy of colonial rule. Historically, this colonial legacy has been seen within the narrow framework of human rights, supported by Western governments, which has sidelined issues of economic justice, redistribution and reparations’.
In 2022, the UN recognised that all people have a right to a healthy environment and appointed its first special rapporteur on the ‘protection of human rights in the context of climate change’. However, for activists in the Global South, at the forefront of the climate crisis, this recognition is not enough: climate-induced damage has long been their reality.
(riproduzione autorizzata citando la fonte)