Climate change: ‘codice rosso’ per l’ umanità – Climate change: alarm for humanity

by Marzia Giglioli 
La crisi climatica non ha più previsioni fluide: a scrivere una nuova pagina che mette fine a ogni interpretazione di numeri e di scenari sono  le grandi Compagnie di Assicurazione degli States che, senza mezzi termini, hanno deciso di non far più  sottoscrivere  polizze sulla casa nelle aree fortemente esposte ai disastri climatici. State Farm, uno delle più importanti compagnie americane del settore Insurance, ha applicato da poco il nuovo protocollo in  California dopo aver fatto i conti di quanto è costato sinora il volume di indennizzi, decretando che l’area è da considerarsi a ‘elevato rischio climatico’. Anche Allstate,  come scrive il Guardian, sta cancellando polizze immobiliari  in Florida e Louisiana a causa di incendi ed inondazioni.
A peggiorare la situazione c’è  poi l’alternarsi sempre più estremo tra fasi secche e fasi piovose che generano terribili uragani. Le previsioni finanziare di quanto potrebbe costare alle Assicurazioni gettano l’allerta sui bilanci futuri delle società. Se non vi sarà più lo scudo assicurativo, molti si troveranno a non poter ricostruire la propria casa o a non poter riattivare la propria azienda. Ci saranno inevitabilmente nuove diseguaglianze anche in quelle aree finora protette.
Di esclusione legata al climate change si occupa da tempo Amnesty International che punta il dito sugli effetti delle catastrofi ambientali legati ai diritti alla vita, alla salute, al cibo, all’acqua e alla casa.
Come si legge nel sito italiano di Amnesty, sempre più soggetti sono vittime di una discriminazione incrociata.
Soprattutto il mondo accademico ha allertato la comunità internazionale a più riprese sul tema, argomentando come il degrado ambientale sia in grado di esacerbare le diseguaglianze sociali.
È sempre più ‘codice rosso’ per l’umanità ed è sempre più urgente che i problemi vengano affrontati in chiave complessa. Il principale organismo scientifico mondiale per la valutazione dei cambiamenti climatici – il Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) – avverte che le emissioni globali di gas serra ‘raggiungeranno il picco entro il 2025 al più tardi e dovranno essere ridotte del 43% entro il 2030’. Per fermare tutto questo è necessaria un’azione immediata su larga scala, scrive Amnesty, ma l’urgenza non deve essere una scusa per violare i diritti umani.

 

(English version)

The climate crisis no longer has any fluid forecasts: writing a new page that puts an end to any interpretation of numbers and scenarios are the large insurance companies in the USA who, in no uncertain terms, have decided to no longer underwrite policies on homes in areas heavily exposed to climate disasters. State Farm, one of the most important American insurance companies, has recently applied the new protocol in California after having done the maths on how much the volume of indemnities has cost so far, decreeing that the area is to be considered a ‘high climate risk’ area. Even Allstate, as the Guardian writes, is cancelling property policies in Florida and Louisiana because of fires and floods.
To make matters worse, there is also the increasingly extreme alternation between dry and rainy phases that generate terrible hurricanes. The financial forecasts of what this could cost insurance companies raise the alarm about future company budgets. If there is no longer an insurance shield, many will find themselves unable to rebuild their homes or reactivate their businesses. There will inevitably be new inequalities even in those hitherto protected areas.

Climate change-related exclusion has long been the concern of Amnesty International, which points its finger at the effects of environmental catastrophes on the rights to life, health, food, water and housing.
As stated on Amnesty’s Italian website, more and more people are victims of cross-discrimination.
Academics in particular have alerted the international community to the issue on several occasions, arguing how environmental degradation can exacerbate social inequalities.
It is increasingly an alarm for humanity and there is an urgent need to address the problems in a complex way. The world’s leading scientific body for assessing climate change – IPCC — Intergovernmental Panel on Climate Change – warns that global greenhouse gas emissions ‘will peak by 2025 at the latest and must be reduced by 43% by 2030’. Immediate large-scale action is needed to stop this, Amnesty writes, but urgency must not be an excuse to violate human rights.

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