Responsabilità e limiti alla de-generazione

(Marco Emanuele)

Il tempo che viviamo, secondo Ceruti e Bellusci (Umanizzare la modernità, 2023), mostra il superamento di stabilità e sistematicità e ci invita, quasi ci impone vista la potenza dei processi storici interrelati che siamo chiamati a vivere, a ri-prendere flessibilità e adattabilità.

Essere flessibili è necessario per non essere precari, disarmati, nella modernità disarmante che vorrebbe sacrificare la nostra responsabilità alla comodità di strumenti che ci portano, progressivamente, in un ‘non pensare’ che ci separa dal nostro essere umani, soggetti storici agenti. L’adattabilità nasce dalla flessibilità e ci vincola a comportamenti che devono tenere insieme anziché separare: si tratta di comportamenti più complessi dei semplicistici ‘prendere atto’ o ‘condannare’: in entrambi i casi, infatti, è proprio il limite che poniamo alla nostra responsabilità, rendendoci irresponsabili, a impedire che si possano porre limiti al dilagare nella policrisi de-generativa nella quale siamo immersi.

Flessibilità e adattabilità sono strumenti indispensabili per il pensatore complesso, al contempo mediatore e visionario. E’ la realtà, come sempre, a vincere sulla nostra ragione razionalizzante, più da ‘razionalismo seicentesco’ che da ‘ragionevolezza pratica rinascimentale’. Dentro una policrisi che – prima che essere de-generativa – è dinamica, i nostri movimenti, da quelli personali a quelli statuali, sono improntati a logiche securitarie, di chiusura preventiva, di negazione della globalità: l’essere umano è immerso nel mondo ma non è ancora ‘uomo planetario’.

Dove vive la nostra responsabilità ? Anzitutto nell’accogliere il grido di un mondo profondamente disuguale e frammentato che nulla ha a che fare con quel mosaico di complessità (qui intesa al plurale) che ne è anima e struttura. Come possiamo vivere in un tale mosaico se crediamo che stabilità, sistematicità, competizione e linearità siano le uniche parole chiave possibili ? Come possiamo rendere il mondo più umano, o meno disumano, se non ri-leghiamo responsabilità e inter-in-dipendenza ? In sostanza, se non capiamo che il limite alla de-generazione passa attraverso il vincolo che ci lega indissolubilmente l’uno all’altro e al pianeta ? Ri-pensare i futuri, passando dall’esercizio della nostra responsabilità, è condizione per una libertà che sia liberazione e per una pace che non sia solo, e banalmente, assenza di guerra.

(riproduzione autorizzata citando la fonte)

 

 

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