Bandiere al vento, senza visione di sostenibilità sistemica – Flags in the wind, no vision of systemic sustainability

La caoticità del ‘tutti con tutti’ e del ‘tutti contro tutti’ produce frutti che nessuna casalinga comprerebbe al mercato. E non intendiamo il disordine in cui potrebbe nascere un ordine, qualunque esso sia.

Ci appassiona guardare il teatro geopolitico dal punto di vista della sostenibilità sistemica del mondo e dei mondi: non per esprimere verità su come si muova il potere nel terzo millennio, ma per sottolineare che – contrariamente alla retorica propagandistica del porre l’umanità al centro –  è l’interesse nazionale degli Stati che non vogliono morire a prevalere come bandiera in ricerca di vento favorevole.

Latitano visionari. Tutti sono impegnati a posizionarsi nel mondo multipolare in progress, immaginando corridoi che non guardano alle sorti dell’umanità che vive nelle periferie esistenziali ma a non perdere (o a riguadagnare) centralità geostrategica.

In questo quadro generale, mentre il baratro della guerra in Ucraina si allarga sempre di più (e quel Paese rischia di diventare il nuovo salone delle feste per attori terroristici), il riarmo globale prosegue, in penombra. Eppure noi non ci rassegniamo a voler essere spettatori di poteri razionalmente impazziti. La sostenibilità sistemica è il tema del futuro già presente perchè, lo diciamo agli esasperati teorici degli interessi nazionali, i destini nazionali possono esistere e avere senso e prospettiva solo all’interno di un destino planetario che tenga insieme le culture, che avvii mediazioni per dialoghi geostrategici, che si cali nelle profondità della vita reale.

Le frontiere tecnologiche ci affascinano ma, con realistico ottimismo, esse vanno inquadrate dentro visioni politiche che non vediamo: arrivare sulla Luna è un grande risultato ma, ci permettiamo sottolineare, esso sarebbe ancora più importante con i piedi ben piantati sulla Terra.

(English version)

The chaos of ‘everyone with everyone’ and ‘everyone against everyone’ produces fruits that no housewife would buy at the market. And we do not mean the disorder in which an order, whatever it may be, could arise.

We are passionate about looking at geopolitical theatre from the point of view of the systemic sustainability of the world and worlds: not to express truths about how power moves in the third millennium, but to emphasise that – contrary to the propagandistic rhetoric of putting humanity at the centre – it is the national interest of States that do not want to die that prevails as a flag in search of favourable winds.

Visionaries are missing. All are busy positioning themselves in the multipolar world in progress, imagining corridors that do not look at the fate of humanity living in the existential peripheries but at not losing (or regaining) geostrategic centrality.

In this general framework, while the abyss of war in Ukraine widens more and more (and that country risks becoming the new party hall for terrorist actors), global rearmament continues, in penumbra. Yet we do not resign ourselves to being spectators to rationally deranged powers. Systemic sustainability is the theme of the future that is already present because, as we say to the exaggerated theorists of national interests, national destinies can only exist and have meaning and perspective within a planetary destiny that holds cultures together, that initiates mediations for geo-strategic dialogues, that delves into the depths of real life.

Technological frontiers fascinate us but, with realistic optimism, they must be framed within political visions that we do not see: getting to the Moon is a great achievement but, we would stress, it would be even more important with our feet firmly planted on Earth.

Marco Emanuele
Marco Emanuele è appassionato di cultura della complessità, cultura della tecnologia e relazioni internazionali. Approfondisce il pensiero di Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. Marco ha insegnato Evoluzione della Democrazia e Totalitarismi, è l’editor di The Global Eye e scrive per The Science of Where Magazine. Marco Emanuele is passionate about complexity culture, technology culture and international relations. He delves into the thought of Hannah Arendt, Edgar Morin, Raimon Panikkar. He has taught Evolution of Democracy and Totalitarianisms. Marco is editor of The Global Eye and writes for The Science of Where Magazine.

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