La guerra permanente è il ‘male banale’.
Il conflitto israelo-palestinese torna ancora una volta ad essere centrale nella complessa dinamica geopolitica planetaria.
E’ la ‘guerra mondiale a pezzi’ che torna alla ribalta e che porta con sé lo scempio umanitario.
Ciò che vediamo in queste ore nelle cronache da Israele, certamente da approfondire, ci fa dire che non siamo dentro una situazione complessa e che ciò che sta accadendo non appartiene al regno dell’imprevedibile. Siamo dentro, semmai, a quel volto del ‘male banale’, ripetitivo e lineare, che ogni guerra porta con sé, perpetuando la logica rigida e monodirezionale dello scontro permanente che non sa generare soluzioni diverse che non siamo di distruzione reciproca.
Abbiamo raccolto alcuni commenti apparsi in queste ore sui media italiani e internazionali e ci sembra di rileggere le cronache che da molti anni raccontano il conflitto israelo-palestinese.
Gli analisti intanto sembrano convergere sul fatto che dietro l’attacco di Hamas ci sia, anzitutto, la volontà di sabotare i negoziati di pace in corso tra Israele e Arabia Saudita, in cui è coinvolta l’Autorità Nazionale Palestinese con, quindi, il tentativo di indebolire la via diplomatica intrapresa dal presidente Abbas.
Il tema di fondo, letto secondo pensiero complesso, è il paradosso esistenziale di un’area che diventa sempre più decisiva geopoliticamente e sempre più fragile al suo interno. Troppo dinamiche convergono e si intersecano senza possibilità di separazione. Sarebbe ora che le classi dirigenti che si riuniscono nei summit internazionali comprendessero, dentro e al di là degli interessi nazionali, d’influenza strategica e di potenza, che sempre di più – nel mondo che si fa progressivamente multipolare – sostenibilità sistemica chiede approcci dall’alto e nel profondo.
Sta di fatto che, quando il Medio Oriente prova a voltare pagina, il copione è il ripetersi tragico di eventi gemelli. E il conflitto si riaccende per allontanare la pace e per ricordare che il passato è ancora un tragico presente.
(English version)
Permanent war is the ‘banal evil’.
The Israeli-Palestinian conflict is once again central to the complex planetary geopolitical dynamic.
It is the ‘world war in pieces’ that comes back to the fore and brings with it humanitarian havoc.
What we are seeing in these hours in the news from Israel, which certainly needs to be investigated, makes us say that we are not inside a complex situation and that what is happening does not belong to the realm of the unpredictable. We are inside, if anything, that face of ‘banal evil’, repetitive and linear, that every war brings with it, perpetuating the rigid and one-way logic of permanent confrontation that cannot generate different solutions other than mutual destruction.
We have collected some comments that have appeared in the Italian and international media in the last few hours, and we seem to be re-reading the chronicles that have been recounting the Israeli-Palestinian conflict for many years.
In the meantime, analysts seem to converge on the fact that behind the Hamas attack there is, first of all, the will to sabotage the peace negotiations underway between Israel and Saudi Arabia, in which the Palestinian National Authority is involved, with, therefore, the attempt to weaken the diplomatic path taken by President Abbas.
The underlying theme, read according to complex thinking, is the existential paradox of an area that is becoming increasingly geopolitically decisive and increasingly fragile internally. Too many dynamics converge and intersect with no possibility of separation. It is high time that the ruling classes that meet at international summits understood, within and beyond national interests, strategic influence and power, that increasingly – in a world that is becoming progressively multipolar – systemic sustainability calls for approaches from above and below.
The fact remains that when the Middle East tries to turn the page, the script is the tragic repetition of twin events. And the conflict flares up again to push peace away and to remind us that the past is still a tragic present.
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