(note per un Concilio Permanente per l’Umanità)
Nulla è più radicale, nel tempo che viviamo, dello schierarsi a favore dell’umanità, a qualunque etnia essa appartenga. I bombardamenti agli affamati di Gaza rappresentano, ancora una volta, l’oltraggio continuo che viene perpetrato ai danni dell’umano in quanto tale.
Serve realismo radicale: non per generare ulteriore entropia ma per contribuire a scuotere le coscienze e la ragione di ciascuno e collettiva. Il silenzio non è più una opzione.
Nell’era del caos ‘non creativo’, solo de-generativo, all’apice del turbo-progresso tecnologico registriamo il superamento di ogni limite nell’azione umana. Anche se è paradossale, almeno per chi scrive, considerare un codice etico di guerra, anche quello è saltato. Definitivamente.
Non c’è Politica, non c’è Visione. Qui poniamo un punto di fondo: impegnati a pensare una nuova Filosofia della Storia, vediamo che il punto in cui ci troviamo è talmente inaccettabile da aver chiuso ogni possibilità di comprensione. Come può agire la diplomazia, peraltro indispensabile ? Possiamo continuare ad ascoltare le solite, fastidiose, retoriche ?
Il nostro punto di vista è che serva ripartire dai fondamenti: non possiamo far ri-vivere le nostre sorelle e i nostri fratelli che, come danni collaterali, hanno perso la vita come masse sacrificabili e sacrificate. L’oltraggio continuo dovrebbe scatenare in noi il bisogno di risorgere alla Vita e alla Politica.
(English version)
(notes for a Permanent Council for Humanity)
Nothing is more radical in the times we live in than taking a stand in favour of humanity, whatever ethnicity it belongs to. The bombing of the starving people of Gaza represents, once again, the continuous outrage perpetrated against humanity as such.
Radical realism is needed: not to generate further entropy but to help shake up the consciences and reason of each individual and of society as a whole. Silence is no longer an option.
In this era of “non-creative”, merely de-generative chaos, at the height of technological turbo-progress, we are witnessing the overcoming of every limit of human action. Although it is paradoxical, at least for the writer, to consider a code of ethics in war, even that has been abandoned. Definitively.
There is no Politics, there is no Vision. Here we make a fundamental point: committed to thinking about a new Philosophy of History, we see that the point we have reached is so unacceptable that it has closed off any possibility of understanding. How can diplomacy, which is indispensable, act? Can we continue to listen to the same old annoying rhetoric?
Our view is that we need to start again from the basics: we cannot bring back to life our sisters and brothers who, as collateral damage, lost their lives as expendable and sacrificed masses. The continuous outrage should trigger in us the need to rise again to Life and Politics.