(Maria Eva Pedrerol)
La maggioranza della popolazione mondiale dà il benvenuto al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, mentre una parte dell’Unione Europea, il Regno Unito, Svizzera e Corea del Sud non nascondono i loro timori. Questo in estrema sintesi il risultato dell’ultimo sondaggio globale condotto dal think tank European Council on Foreign Relations (ECFR) e dall’Università di Oxford, subito dopo le elezioni americane in 24 Paesi (11 europei).
In India, Cina, Brasile, Arabia Saudita, Russia, Sudafrica e altri Paesi di medio sviluppo l’opinione pubblica considera che Trump sarà un buon Presidente per gli Usa, per i propri cittadini e per la pace del mondo. Ad esempio, la maggior parte dei cinesi considera che i rapporti fra Washington e Pechino miglioreranno. Sia i cinesi che gli indiani lo considerano un grande alleato.
Il vecchio ordine liberale emerso dopo la Seconda Guerra Mondiale non c’è più, scrive il quotidiano di Barcellona “La Vanguardia”, pubblicando il sondaggio in esclusiva. Gli Stati Uniti non sono più il guardiano delle democrazie, afferma il giornale, né i difensori dei valori occidentali. Molti Paesi del mondo percepiscono gli Stati Uniti come una potenza normale che difende i propri interessi e cerca soci di qua e di là. Per gli autori del sondaggio, Timothy Garton Ash, Ivan Krastev e Mark Leonard, ci troviamo con un mondo “alla carta” nel quale le grandi potenze e i Paesi medi creano alleanze per portare avanti le proprie agende.
Il grande paradosso che emerge dal sondaggio è che gli alleati tradizionali degli Stati Uniti sono i più pessimisti sul futuro ordine globale sotto la nuova amministrazione Trump, considerando negativo l’impatto che possa avere sugli stessi americani, sui cittadini dei propri Paesi e sulla capacità di risolvere i conflitti globali, informa Euronews.
L’imprevedibilità di Trump in politica estera, in particolare il suo approccio nei confronti della Nato e della guerra in Ucraina, aumentano le preoccupazioni degli europei sull’effettivo appoggio Usa agli alleati atlantici. Ma, ancora una volta, l’Europa è divisa. La percezione sul nuovo mandato di Trump è diversa, si teme che l’impatto possa dividere non soltanto l’ Occidente ma anche l’Europa. “E questa non è una grande sfida per noi europei”, ha dichiarato Garton Ash, storico dell’Università di Oxford, a Euronews, ricordando il viaggio della presidente italiana Giorgia Meloni a Mar-a–Lago o l’appoggio verbale del primo ministro ungherese Viktor Orban al nuovo inquilino della Casa Bianca. Invece l’opposizione a Trump è molto sentita nel Regno Unito.
Eppure le popolazioni dei Paesi di medio sviluppo vedono nell’Ue una potenza allo stesso livello di Usa e Cina e considerano che la sua influenza aumenterà. Forse Bruxelles dovrebbe sfruttare questa percezione, sottolinea il giornale di Barcellona, per fare accordi con India, Sudafrica, Indonesia e altri Paesi.
Non solo Trump. ma anche il cambiamento e i nuovi equilibri sono già qui. Saprà l’umanità cominciare a stipulare accordi non solo commerciali ma anche di pace?